La Sat: Translagorai, avanti tutta
Il sodalizio difende il progetto: ma vigileremo. L’alpinista Gogna: grimaldello per fare altro
La Sat difende la scelta di sostenere la Translagorai: «Ma vigileremo» dice la presidente Facchini. «Un primo passo per andare oltre» avverte l’alpinista Gogna.
Alessandro Gogna non lo nasconde: «Sono pessimista». Dalla Sardegna, dove in questi giorni è impegnato a celebrare i trent’anni del sentiero del Selvaggio blu, il famoso alpinista boccia senza mezzi termini il progetto di Translagorai. «Non è il disegno attuale che mi preoccupa — precisa —, ma la prospettiva: partono con la riqualificazione delle malghe. “Cosa vuoi che sia”, ti viene da pensare. Ma con la logica dei piccoli passi vanno oltre. E alla fine chi li ferma più?». Una strategia già vista, avverte lo storico dell’alpinismo. «In questo modo, altre zone delle Dolomiti sono diventate divertifici. Penso alla val di Fassa, alla val Gardena, a Campiglio. Posti spaventosi, oggi: io li ho vissuti cinquant’anni fa. Il confronto è impietoso». Il Lagorai, dice Gogna, deve seguire un destino diverso: «Lo conosco abbastanza bene. È un posto meraviglioso. Lì però la funivia Cermis è aggressiva: penso a come è stata fatta la ferrata del Bombasel, alla maniera della ferrata delle Aquile in Paganella. Questo atteggiamento mi conferma il fatto che con il progetto Translagorai si vuole andare oltre». C’è però chi si oppone. «Oggi — osserva Gogna — vedo che è molto difficile difendere un territorio senza correre il rischio di passare per retrogradi. Bene, preferisco correre questo rischio piuttosto che stare zitto». Una mano tesa ai 15.000 attivisti della pagina Facebook «Giù le mani dal Lagorai». Ma come possono queste persone incidere davvero nell’iter del progetto? «Non avvicinandosi a qualche partito. Serve un’opposizione che stia in piedi con le proprie gambe. Magari creando un comitato, una struttura più visibile. E muovendosi poi sul territorio, coinvolgendo le scuole: bisogna spiegare ai bambini cos’è il Lagorai. È casa loro».