REGIONE, UN’ASSENZA CHE PESA
Nella campagna elettorale in vista delle elezioni di domenica si sono toccati numerosi e vari temi: l’ambiente, l’immigrazione, lo sviluppo economico e industriale, la ricerca e la scuola, i rapporti con Roma e le competenze delle due Provincie. Tuttavia, un tema è stato sostanzialmente assente: il futuro della Regione. Non se ne è parlato in Trentino e non se ne è parlato in Alto Adige. Come se stessimo assistendo a due campagne elettorali separate e indipendenti, quando, invece, con il voto di domenica saremo chiamati a eleggere anche i futuri membri del Consiglio regionale.
Vero: nel corso degli anni, le competenze legate alla Regione sono via via diminuite. Ciononostante, tale ente oggi non è solamente la somma dei due consigli provinciali. Se il tema è stato espunto dalla campagna elettorale è molto probabilmente anche per convenienza. Le elezioni in Trentino e in Alto Adige sono quanto mai incerte. In provincia di Trento potremmo assistere per la prima volta a un’alternanza di governo, con la vittoria del centrodestra guidato da Maurizio Fugatti; in Alto Adige si potrebbe registrare un ridimensionamento del consenso nei confronti della Volkspartei che, tendo anche in debita considerazione il recente risultato elettorale della vicina Baviera, potrebbe aprire scenari inediti.
I due presidenti uscenti, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, avevano saputo dialogare su molti e importanti temi.
Un dialogo che li ha portati a segnare una discontinuità, se vogliamo, rispetto all’autonomismo fortemente identitario in cui sarebbe stato facile scivolare. Questa discontinuità aveva procurato loro anche qualche polemica, il cui riflesso ha portato in Trentino, per esempio, a una piccola ma importante scissione nel Patt. Cosa potrebbe succedere se le due giunte provinciali non dialogassero più? Cosa potrebbe accadere alla Regione se in Trentino, vincendo il centrodestra, si privilegiassero i rapporti con il Veneto e la Lombardia (regioni a guida leghista in cerca di maggiore autonomia da Roma), e se in Alto Adige (per vari motivi) si guardasse di più a ciò che accade in Tirolo e in Austria (per non dire in Europa)? Che fine farebbe l’Euregio su cui, pure, in questi anni, sono stati fatti importanti investimenti e che ha finito per diventare un attore centrale nell’ambito della cooperazione transfrontaliera? Non si tratta qui solamente di definire il futuro dei molti progetti comuni inaugurati in questi anni, ma di definire l’orizzonte geografico (e politico) della collaborazione delle due giunte provinciali per il tramite della Regione. Avremo un Trentino più attento a ciò che avviene a Roma e un Alto Adige più vicino al mondo di lingua tedesca?
Questi sarebbero stati temi di una certa rilevanza per la campagna elettorale, perché hanno a che vedere con la prospettiva dell’Autonomia stessa: purtroppo, però, non se ne è parlato.