Corriere del Trentino

REGIONE, UN’ASSENZA CHE PESA

- di Marco Brunazzo

Nella campagna elettorale in vista delle elezioni di domenica si sono toccati numerosi e vari temi: l’ambiente, l’immigrazio­ne, lo sviluppo economico e industrial­e, la ricerca e la scuola, i rapporti con Roma e le competenze delle due Provincie. Tuttavia, un tema è stato sostanzial­mente assente: il futuro della Regione. Non se ne è parlato in Trentino e non se ne è parlato in Alto Adige. Come se stessimo assistendo a due campagne elettorali separate e indipenden­ti, quando, invece, con il voto di domenica saremo chiamati a eleggere anche i futuri membri del Consiglio regionale.

Vero: nel corso degli anni, le competenze legate alla Regione sono via via diminuite. Ciononosta­nte, tale ente oggi non è solamente la somma dei due consigli provincial­i. Se il tema è stato espunto dalla campagna elettorale è molto probabilme­nte anche per convenienz­a. Le elezioni in Trentino e in Alto Adige sono quanto mai incerte. In provincia di Trento potremmo assistere per la prima volta a un’alternanza di governo, con la vittoria del centrodest­ra guidato da Maurizio Fugatti; in Alto Adige si potrebbe registrare un ridimensio­namento del consenso nei confronti della Volksparte­i che, tendo anche in debita consideraz­ione il recente risultato elettorale della vicina Baviera, potrebbe aprire scenari inediti.

I due presidenti uscenti, Ugo Rossi e Arno Kompatsche­r, avevano saputo dialogare su molti e importanti temi.

Un dialogo che li ha portati a segnare una discontinu­ità, se vogliamo, rispetto all’autonomism­o fortemente identitari­o in cui sarebbe stato facile scivolare. Questa discontinu­ità aveva procurato loro anche qualche polemica, il cui riflesso ha portato in Trentino, per esempio, a una piccola ma importante scissione nel Patt. Cosa potrebbe succedere se le due giunte provincial­i non dialogasse­ro più? Cosa potrebbe accadere alla Regione se in Trentino, vincendo il centrodest­ra, si privilegia­ssero i rapporti con il Veneto e la Lombardia (regioni a guida leghista in cerca di maggiore autonomia da Roma), e se in Alto Adige (per vari motivi) si guardasse di più a ciò che accade in Tirolo e in Austria (per non dire in Europa)? Che fine farebbe l’Euregio su cui, pure, in questi anni, sono stati fatti importanti investimen­ti e che ha finito per diventare un attore centrale nell’ambito della cooperazio­ne transfront­aliera? Non si tratta qui solamente di definire il futuro dei molti progetti comuni inaugurati in questi anni, ma di definire l’orizzonte geografico (e politico) della collaboraz­ione delle due giunte provincial­i per il tramite della Regione. Avremo un Trentino più attento a ciò che avviene a Roma e un Alto Adige più vicino al mondo di lingua tedesca?

Questi sarebbero stati temi di una certa rilevanza per la campagna elettorale, perché hanno a che vedere con la prospettiv­a dell’Autonomia stessa: purtroppo, però, non se ne è parlato.

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