Aquila, altro brutto scivolone La corazzata Zenit si diverte
Tutto sommato c’è anche TRENTO un dato positivo: fare peggio di così è praticamente impossibile.
Un’Aquila disastrosa viene rullata (un umiliante 93 a 60 il risultato finale) da uno Zenit pur privo di tre pedine fondamentali e la parola «crisi» è ormai quella che descrive al meglio la situazione.
Il parziale pazzesco di un anno fa quando l’Aquila partì con un incredibile 24-0 è subito scongiurato dai russi che spingono subito sull’acceleratore (8-0) con Reynolds sugli scudi. E nel corso della partita in sostanza, Trento non riuscirà mai a passare davanti.
Il primo quarto non è esattamente quello che si potrebbe definire uno spot per il basket e Trento ne è la triste protagonista principale in virtù di un attacco senza ritmo, giocatori che sembrano fare la prima cosa che viene loro in mente.
In fase di non possesso è più che altro la scarsa vena realizzativa degli ospiti ad incidere, San Pietroburgo infatti arriva quasi sempre al tiro senza trovarsi di fronte particolari resistenze.
Due triple consecutive di Jovanovic e Flaccadori riavvicinano la Dolomiti, se però la difesa continua ad essere e rimanere un concetto tutto sommato astratto tutto diventa più difficile. Lo Zenit rimane in testa (32-21), Reynolds fa il bello e cattivo in tempo sotto canestro prendendo rimbalzi su rimbalzi — 7 in 14 minuti — e caricando di falli chiunque provi a fermarlo.
C’è poco da fare e ancora meno da inventare: se ad una squadra priva d’identità sommi diversi singoli che non riescono mai a cambiare passo allora tornerai negli spogliatoi sotto di undici (44-33) anche se gli avversari non sembrano certo marziani.
In particolare sono Marble e Radicevic ad essere privi di qualsiasi tipo di mordente, subiscono la partita quasi fossero soggetti estranei al contesto che li circonda. Più in generale comunque nessuno tra i giocatori bianconeri si salva nei primi venti di gioco. Ti aspetti un’Aquila più in palla dopo la pausa lunga? Neanche per idea. Il canovaccio è lo stesso con la differenza che i russi sono più precisi al tiro dal perimetro e volano sul più venti (63 - 43) senza dover neppure faticare troppo. Flaccadori cerca di fare peggio di Radicevic e Marble, Buscaglia in panchina appare rassegnato e a dieci minuti dalla sirena finale San Pietroburgo ha creato l’abisso (68-47). Il supplizio sportivo continua inesorabile, i problemi per i bianconeri sono evidentemente anche di carattere psicologico e la mimica facciale di quasi tutti gli elementi è più che evidente. Gli ospiti, ovviamente, non si fanno pregare confezionano il «trentello» (79 - 47) e lasciando i problemi alla Dolomiti.