Corriere del Trentino

La Provincia omaggia i caduti con l’Austria

Allestimen­to in piazza Dante. Ferrandi: «Momento di riconcilia­zione»

- Linda Pisani

TRENTO Ci sono due vecchi vagoni merci in piazza Dante a ricordo e testimonia­nza di coloro che, deportati, finirono vittime della prima guerra mondiale. Morti dimenticat­e, cadute nell’oblio. E sono tanti, migliaia, i trentini che nella Grande guerra morirono da civili o caduti con una divisa diversa da quella italiana.

Così la Provincia autonoma di Trento ha voluto valorizzar­e le proprie radici storiche e culturali «per sostenere la crescita della cultura della pace e della convivenza tra i popoli, promuovend­o la conoscenza del patrimonio storico culturale attinente ai fatti della prima guerra mondiale, nonché ricordando e onorando le vittime e i caduti di ogni schieramen­to e nazionalit­à» ha detto il presidente del Consiglio provincial­e Bruno Dorigatti. A stabilirlo è anche una legge provincial­e (la numero 11 del 2017), approvata all’unanimità dal Consiglio e di cui si sta avviando l’attuazione concreta. Ieri in piazza Dante e in sala Depero del palazzo della Provincia è stata ricordata e celebrata la giornata del 14 ottobre 1914 quando un’offensiva austriaca sul fiume San, affluente della Vistola, portò alla morte di molti soldati trentini.

L’installazi­one temporanea sarà visitabile fino all’11 novembre, «data dell’armistizio franco-tedesco e della definitiva cessazione delle ostilità, dopo quattro anni di orrenda carneficin­a», ha spiegato durante la commemoraz­ione Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo storico di Trento. «Questa commemoraz­ione vuole essere una riconcilia­zione, lontana dalle rumorosità e dalle polemiche — ha proseguito Ferrandi — è un atto riparazion­e, doveroso verso quei soldati trentini morti con divisa austro ungarica». Ugo Rossi, presidente della Provincia, ha quindi rievocato l’oblio fatto calare dal fascismo sul sacrificio dei 12.000 soldati trentini caduti in divisa austrounga­rica. «Perfino dopo il ‘45 e fino a tempi recenti ricordare la loro sorte — ha detto – è stato spesso impossibil­e».

Rossi

«Per tanto tempo, dal fascismo ai nostri giorni, è stato quasi impossibil­e ricordarli

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