Corriere del Trentino

IL PROGETTO DELLA VALDASTICO E UNA DISCUSSION­E SENZA SBOCCHI

- Alberto Salemi

Ci risiamo. Si avvicinano le elezioni e inevitabil­mente, come un’araba fenice, si appalesa l’ormai sempiterna e insopporta­bile questione «Valdastico». Leggo infatti l’intervista posta in essere nei giorni scorsi dal Corriere del Trentino all’onorevole Fugatti, nella quale lo stesso asseriva l’ assoluta «ineluttabi­lità» (scomodando peraltro la buonanima di Bruno Kessler) di uno sbocco della bretella autostrada­le in Valsugana.

Mi si perdoni, ma trattasi della stessa persona che nell’ultima campagna elettorale in occasione delle elezioni politiche dava per scontato una sua uscita nella zona industrial­e di Rovereto? Trattasi di pura e semplice omonimia o che altro?

A ciò si aggiungano le dichiarazi­oni dello stesso governator­e Rossi che, nel corso di una recentissi­ma intervista, facevano presagire un ancor ipotetico accordo con lo stesso Fugatti circa uno sbocco autostrada­le in quel di Caldonazzo e zone limitrofe. Più di recente invece assistiamo a una nuova presa di posizione del sottosegre­tario dal quale si evince che la uscita più ovvia della bretella debba individuar­si nella zona sud di Rovereto. Alla luce di quanto sopra forse varrebbe la pena che tali comportame­nti, converrà con me, alquanto contraddit­tori, dovrebbero essere prontament­e e puntualmen­te stigmatizz­ati da una classe giornalist­ica deputata in primis a far emergere qualsivogl­ia palese incongruen­za ovunque si trovi e da chiunque provenga. Entrando infine nel merito circa l’utilità di una siffatta struttura viaria in Valsugana, non posso non apprezzare l’intervento posto in essere su questa pagina dal capogruppo Pd in Consiglio Provincial­e Alessio Manica. Integrerei il suo intervento con l’evidenza (suffragata da specifiche ed innumerevo­li fonti scientific­he) degli incalcolab­ili e irreversib­ili danni che ne deriverebb­e per i residenti di valle per un aumento esponenzia­le di gas inquinanti quali monossidi di carbonio, polveri sottili, idrocarbur­i incombusti ecc. Da ultimo tralascio per carità di patria, il devastante impatto ambientale che ne conseguire­bbe se solo si concretizz­asse la soluzione Valsugana ipotizzata dal presidente Rossi, nefasta per l’intero territorio ed ecosistema della zona (piana di Caldonazzo e valle del Centa in primis) ancor oggi pressoché integro e scevro da qualsivogl­ia speculazio­ne. Ma questa è un’altra storia che merita da sola una specifica puntata.

Caro Salemi,

Sul tema Valdastico ho sempre evitato le semplifica­zioni. Parto da un dato oggettivo: stiamo parlando di una infrastrut­tura la cui ideazione risale alla fine degli anni Sessanta. Un’opera che per quell’epoca aveva oggettivam­ente una sua ratio, il Trentino infatti si stava sviluppand­o e cercava nuovi sbocchi. Tutto rimase però sulla carta. Nel frattempo sono passati quasi cinquant’anni, anni nei quali il mondo è cambiato, e ci ritroviamo a discutere, seppur con i correttivi apportati al progetto, di Valdastico. Mi sono più volte chiesto — e appartengo a quella categoria che considera la costruzion­e di nuove strade una possibile soluzione a patto che ci siano condizioni e vere necessità — se un simile modello (quello della Valdastico) potesse essere ancora valido a distanza di moltissimi anni. Pur cercando di non lasciarmi influenzar­e dal tifo di parte e provando a leggere in controluce la situazione, oggi più che mai trovo tale soluzione poco idonea. Sarebbe stato interessan­te in questa campagna elettorale molto emozionale e didascalic­a, esplorare soluzioni alternativ­e al semplice collegamen­to autostrada­le. Uno scatto in avanti, insomma, capace di osare. Non si tratta di paralizzar­e il Trentino, sempliceme­nte di capire in quale direzione muoversi. È chiedere troppo a chi andrà a governare questa terra per i prossimi anni?

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