Tonini: «Il Trentino non è una terra di sottosviluppo Snellire l’amministrazione e governare con il popolo»
TRENTO Giorgio Tonini, #aottobresicambia è lo slogan del centrodestra. Dall’esterno, il Trentino è una terra invidiata. Basta per lasciare tutto com’è?
«Se per cambiamento s’intende miglioramento, anche noi siamo per cambiare. Si tratta, però, di non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Salvini è venuto in Trentino descrivendoci come una terra di sottosviluppo, perfino le strade ha trovato orrende. Ci ha offerto di salvarci venendo colonizzati dall’ amministrazione lombardo-veneta. Ora, se guardo a come la Lega amministra le province montane del Veneto, come Sondrio e Belluno, mi viene da sorridere: non sono stati i Comuni trentini a chiedere di diventare veneti. Sanità, scuola, servizi alla persona, cura del territorio, qualità della vita, non serve leggere le classifiche, basta aprire la finestra per capire che il Trentino non ha nulla da invidiare né alla Lombardia, né al Veneto».
Eppure si è verificato uno scollamento tra il Trentino e la sua classe dirigente. Il primo segnale importante lo si è registrato in occasione del referendum costituzionale: a Trento come a Bolzano l’indicazione della maggioranza è stata per il sì, ma a Trento ha vinto il no. Perché?
«Abbiamo pagato per un verso l’immagine di una coalizione divisa, spesso per contrasti personali, piuttosto che per divergenze politiche. Per un altro verso uno stile di governo all’insegna del centralismo. Abbiamo difeso e implementato l’Autonomia da Roma, ma non siamo riusciti a coinvolgere le comunità nelle scelte e il Trentino è una realtà plurale. Un piglio manageriale ci ha assegnato l’immagine dei tecnocrati. Insomma, abbiamo governato per il popolo, ma non con il popolo e questo ha aperto la porta al populismo». Non si è appellato al vento nazionale.
«Il nostro paradosso è che il Trentino ha resistito all’onda berlusconiana quando la Lega era un partito federalista. Anzi, per dirla tutta, era un partito nato per sganciare
il Nord dal Sud e riuscire così ad entrare in Europa. Oggi, ci troviamo a contrastare in Trentino una Lega diventata nazionalista, ossia nemica naturale dell’Autonomia, ancorata com’è questa all’Europa». Ma, nel merito, davvero non avete sbagliato nulla?
«Come dicevo prima, le luci prevalgono nettamente sulle ombre, che pure non vanno negate. Un imprenditore, di recente, mi ha detto che in Trentino abbiamo regole borboniche applicate con rigore asburgico. Sarà anche un’esagerazione, ma rende bene l’idea. Abbiamo bisogno di un’amministrazione più leggera e di scelte più condivise. Prima ho citato le comunità intese come territori, ma anche in settori come la scuola abbiamo mostrato di saper ascoltare poco».
Insomma, lei riconosce che il centrosinistra ha commesso degli errori, ma chiede comunque una conferma.
«Io penso che il lavoro e le sfide non manchino, ad esempio quella delicatissima dell’invecchiamento della popolazione. Dobbiamo alleggerire la macchina amministrativa e ricominciare a governare con il popolo e non solo per il popolo. Dobbiamo fare in modo che la nostra economia continui a crescere e non possiamo permettere quanto di buono c’è in Trentino sia cancellato da chi, a Roma, sta già dimostrando tutta la propria inadeguatezza».
Le luci Sanità, scuola, servizi alla persona, qualità della vita. Non serve leggere le classifiche Basta aprire la finestra per capire che non abbiamo nulla da invidiare a Lombardia e Veneto
Le ombre Un imprenditore mi ha detto che abbiamo regole borboniche applicate con rigore asburgico. È un’esagerazione, ma rende l’idea