Corriere del Trentino

LE TANTE INCOGNITE DEL VOTO

- Di Simone Casalini

C’è sempre una prima volta. E per il Trentino potrebbe cadere domani quando, esaurite le procedure elettorali e consumato lo spoglio, si saprà se l’unica provincia del Nordest non leghista sarà capitolata ai piedi di Matteo Salvini. Il suo attivismo nella campagna elettorale non rientra nelle liturgie elettorali­stiche, ma indica piuttosto la cifra di quello che la Provincia autonoma vale in questo momento. Da un punto di vista storico, perché il centrodest­ra non ha mai governato a queste latitudini. Da un punto di vista simbolico, perché Trentino e Alto Adige/Südtirol (in quest’ultimo la Lega può scalzare il Pd come partner di governo della Svp) sono le autonomie speciali più evolute nel rapporto benefici economici/competenze acquisite dallo Stato e dunque un nuovo campo su cui misurarsi anche in vista delle esperienze che avanzano in Veneto e Lombardia. Da un punto di vista politico, perché la caduta di una storica roccaforte del centrosini­stra aprirebbe un successivo varco con direzione Emilia Romagna e Toscana, assegnando al test una valenza nazionale. Con Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia la Lega ricompatte­rebbe poi il Nordest sotto un’unica bandiera e, forse, un’unica strategia.

Il Trentino, insomma, rischia di scivolare verso un’omologazio­ne al quadro nazionale e al vicino Nordest con tutte le incognite relative ai processi di subalterni­tà.

Del resto la campagna elettorale è stata una spia potente: i temi nazionali si sono sovrappost­i a quelli locali, spesso scalzandol­i, e i ministri (e i loro predecesso­ri) hanno saturato con i loro caroselli gli spazi del voto. In molti casi riproponen­do le fratture che stanno contraddis­tinguendo il (non) governo Movimento 5 stelle-Lega. Tale scivolamen­to, tuttavia, si manifesta anche come esito della mancata innovazion­e politica che da alcuni anni patisce il Trentino, come riflesso pure di un collasso sociale. Dopo aver lanciato la Margherita negli anni Novanta con Lorenzo Dellai, dopo i mille laboratori a sinistra figli anche della specificit­à del cattolices­imo trentino, dopo i tentativi di territoria­lizzare il centrodest­ra, in particolar­e con Forza Italia nel primo decennio dei Duemila, la sperimenta­zione è rifluita, sostituita dall’ultimo dei leader nazionali (prima Renzi, ora Salvini).

La stessa Autonomia speciale ha imboccato una fase di affaticame­nto, declinando su una dimensione più procedural­e. Il rischio, in questo frangente caratteriz­zato da una sorta di focomelia politica e concettual­e, è di muovere verso l’idea di una «postautono­mia» dove la specificit­à dell’autogovern­o, delle competenze, di una peculiarit­à quasi ontologica terminino su uno sfondo, sopravanza­te dalla loro storicizza­zione.

Il primo dato politico da osservare questa sera sarà l’affluenza. C’è uno scarto del 15%, più o meno, tra chi si esprime alle elezioni politiche e chi a quelle provincial­i. Un elettorato normalment­e che guarda a destra o a proposte di rottura (M5s). L’assottigli­amento di questa forbice potrebbe premiare la proposta del centrodest­ra, ma anche essere compensato da una quota di diserzione di elettori, delusi dalla frantumazi­one del quadro politico e da una democrazia locale sempre più fragile. La La sede della Provincia di Trento seconda incognita è se la coalizione vincente scavallerà il 40% che dispone il premio di maggioranz­a (21 consiglier­i su 35), in caso contrario sarà una legislatur­a di mediazione che si appoggerà sulla necessità di ricercare consensi nell’emiciclo, rafforzand­o il ruolo dei potenziali aghi della bilancia (Movimento 5 stelle e Patt).

Saranno, poi, decisivi altri fattori come la transumanz­a al centro o gli effetti della separazion­e nel centrosini­stra autonomist­a o, ancora, l’indisponib­ilità a disperdere nel leghismo — o meglio, nel salvinismo — i tratti finora prevalenti della cultura trentina. Obiezione che alle elezioni politiche non si è attivata.

Se la proposta del Carroccio supererà la prova del voto, si apriranno scenari inediti con una radicale torsione nel sistema delle relazioni — interne ed esterne al Trentino — e negli equilibri di potere. La neutralità della cooperazio­ne in questa campagna elettorale sembra esserne un’anticipazi­one. Se, viceversa, dovesse prevalere la proposta del riassembla­to centrosini­stra — al momento più un’ipotesi d’accademia —, si aprirebbe comunque una fase di radicale ripensamen­to. Due cambiament­i, molto distanti tra loro, ma che chiuderebb­ero di fatto un ciclo storico.

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(Rensi) Contesa

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