Partiti, molti dubbi rischia l’Upt, la Lega cerca un radicamento
Termina l’era Dellai, Pd e Patt al bivio. Per la Lega la scommessa del radicamento
Sono molte le incognite che accompagnano la tornata elettorale di oggi, con interrogativi che pesano soprattutto sui partiti del governo uscente. Ma non mancano le scommesse anche per il centrodestra e per la Lega.
TRENTO Domani, la politica trentina non sarà più quella nata negli anni ‘90 dalle ceneri di Mani pulite e rimasta sostanzialmente stabile, con qualche variazione su tema, fino alla scomposizione del centrosinistra autonomista di quest’estate. Sono molti gli interrogativi che gravano sul futuro di partiti fino a poco tempo fa centrali e ora a rischio irrilevanza e sulla generale evoluzione delle filiere del consenso e della rappresentanza. Gli autonomisti, ad esempio, sono alla vigilia di una diaspora, o di una nuova ricomposizione?
I partiti di centrosinistra hanno garantito vent’anni di stabilità politica al Trentino. Vent’anni che, con l’innesto della giunta Rossi, passeranno alla storia come l’era di Lorenzo Dellai. Non a caso, però, la prima possibile vittima del cambio di paradigma politico che si profila è proprio il partito dell’ex presidente: l’Upt. Involutosi da principale protaducendosi gonista dell’anomalia trentina a partito di potere, al venir meno del potere, si è trovato svuotato di senso. L’addio di Mario Tonina ne ha offerto la rappresentazione plastica. Eppure, l’Upt è ancora l’erede di quella cultura popolare che ha governato il Trentino per settant’anni e che, ad oggi, non ha trovato un erede, ma solo pretendenti.
Il Pd sopravviverà, almeno fino a quando esisterà a livello nazionale, ma il risultato di oggi non sarà indifferente. Se a Giorgio Tonini dovesse riuscire l’epica impresa, se non di vincere, almeno di perdere bene, i dem trentini potrebbero restare il punto di riferimento di un’area politica. La ricostruzione, tuttavia, dovrebbe passare dalla messa a riposo di buona parte della classe dirigente responsabile di anni caratterizzati da poche idee e tante divisioni. Non indifferente per il futuro dell’area dem sarà il risultato di Futura2018. Se andrà male, ri- a un solo eletto, sarà l’ennesima meteora. Se, invece, dovesse fare un buon risultato, potrebbe proporsi come meta della fuga dal Pd.
Come aveva previsto Dellai nel 2013 citando la rana di Fedro, il Patt si è gonfiato fino a scoppiare. Eppure oggi può rappresentare il voto-rifugio di chi non se la sente di votare Lega. Se così sarà e se la Lega non dovesse sfondare il muro del 40%, Ugo Rossi potrebbe offrirsi come «mediatore culturale» tra il Carroccio e la Svp. Un gioco che potrebbe sì far riavvicinare Autonomisti popolari, ma pericoloso: nazionalismo e autonomismo restano acqua e olio.
La possibile vittoria del centrodestra è legata all’imponderabile risultato delle otto liste satellite della Lega. Vittoria di Pirro, o cappotto, la Lega farà in ogni caso un risultato storico. L’interrogativo di prospettiva è se resterà un successo legato al volatile andamento del brand «Matteo Salvini», o se il Carroccio riuscirà a costruire anche in Trentino quella fitta rete di consenso che ha costruito in Veneto e Lombardia. Ad oggi, l’unica altra lista che pare in grado di avere vita autonoma nel centrodestra è Civica Trentina di Rodolfo Borga, ma potrebbe pagare la subalternità al Carroccio.
Esclusa l’alleanza con la Lega, per i 5 Stelle trentini si profilano altri cinque anni di opposizione. Il Movimento è cresciuto, ma senza mai radicarsi. Anche in questo caso, solo i prossimi anni potranno dire se i grillini nostrani resteranno una filiale periferica del gruppo, o se l’approccio pacato e documentato di Filippo Degasperi finirà per dare i suoi frutti.