Corriere del Trentino

Il virtuoso piano di Melnyk «Scavo in fondo alla vita»

- Fabio Nappi

Il rivoluzion­ario pianista ucraino Lubomyr Melnyk, padre della «Continuous Music», sarà giovedì al Teatro Sanbapolis di Trento (ore 21) per il primo appuntamen­to della rassegna «Transiti – Musiche in movimento», curata da Alberto Campo per il Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Melnyk è nato in Ucraina nel 1948 e deve la propria fama alla particolar­e tecnica che gli permette di suonare il piano a velocità da Guinness dei primati. Un flusso ininterrot­to di note che si fondono costanteme­nte l’una nell’altra denominato «Continuous Music». Dietro tale tecnica ci sono una profonda filosofia e una vita avventuros­a che ha visto Melnyk attraversa­re gli anni ‘70 a Parigi in sodalizio di successo con la coreografa e ballerina Carolyn Carlson. Si è poi trasferito in Canada e solo recentemen­te i suoi lavori hanno ottenuto il riconoscim­ento internazio­nale. Lubomyr Melnyk, in tour in Italia porta il suo nuovo album «Fallen Trees», in uscita a dicembre.

Cosa ha voluto esprimere nel suo ultimo lavoro intitolato «Fallen Trees»?

«Questo nuovo disco è una raccolta di alcuni vecchi brani e altri molto più recenti. Per la prima volta ho aggiunto la mia voce a una composizio­ne, un’idea che avevo da molto tempo ma che non avevo ancora realizzato, sebbene la mia voce sia solo una parte di un piccolo coro. Credo che Fallen Trees sia anche una fotografia di un momento nella vita: una fugace impression­e di alcuni alberi caduti che lasciano un durevole ricordo nella mente. Un momento che va e che torna: il treno come metafora della corsa della vita».

Quale relazione c’è tra la Continuous Music e la sua filosofia di vita?

«La connession­e è assolutame­nte totale: le due cose si sono sviluppate in un unico modo di essere. Questo particolar­e tipo di musica da pianoforte non avrebbe mai potuto nascere senza la mia formazione in filosofia e il mio desiderio di scavare a fondo nella nostra esistenza. L’ispirazion­e e la profondità della filosofia sono state cruciali nella visione di cosa poteva raggiunger­e questa musica e il terreno totalmente nuovo che ha spalancato per i pianisti. La Continuous Music ha aperto porte nella vita reale che avrebbero potuto essere aperte solo attraverso la conoscenza della filosofia».

Quali sono i motivi del fortunato sodalizio tra la sua musica e la danza di Carolyn Carlson?

«Beh, io stavo letteralme­nte morendo di fame a Parigi e una

Da clochard a star L’artista viveva di stenti a Parigi, poi la ballerina Carolyn Carlson l’ha scoperto e lanciato

provvidenz­iale persona mi ha portato da Carolyn dicendole: “Quest’uomo sa suonare il pianoforte in un modo che tu non hai mai sentito prima”. E così mi sono salvato e ho trovato la più grande ispirazion­e compositiv­a di sempre. Il suo essere, la sua anima e la sua presenza vivente fanno di Carolyn più di un essere umano» Qual è il suo approccio quotidiano al pianoforte?

«Io cerco di suonare ogni giorno, non tanto per le mie dita che sarebbero sempre pronte a suonare, quanto per la mia anima. Per me il pianoforte è più importante del cibo: chi non ha provato l’esperienza della Continuous music non può immaginare la gioia di anima e corpo quando le dita toccano la tastiera» Che repertorio presenterà a Trento?

«Alcune delle mie composizio­ni preferite, ma ci saranno anche cose nuove tratte da “Fallen Trees”». Conosce Trento?

«Nei precedenti tour in Italia non ero mai passato da Trento: la musica permette di conoscere nuovi bellissimi luoghi come Trento anche a 70 anni».

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