Corriere del Trentino

LA MENSA DI LODI, I BAMBINI E UN PAESE DALLE MILLE PAURE

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Il Comune di Lodi ha approvato una delibera che obbliga i cittadini stranieri a produrre, per poter accedere alla mensa scolastica, non solo l’Isee sui redditi in Italia, ma anche una certificaz­ione delle eventuali proprietà possedute nel Paese d’origine. Anche l’ignaro e distratto lettore, ben può immaginare quanto sia difficile recuperare quel documento. Senza la certificaz­ione, le famiglie perdono l’agevolazio­ne, sono quindi costrette a pagare, per i propri figli, le tariffe più alte. Dall’inizio del nuovo anno scolastico, oltre trecento bambini non hanno potuto accedere alla mensa. I piccoli hanno provveduto autonomame­nte a portarsi da casa del cibo, obbligati a mangiarlo in uno spazio separato da quello dei propri compagni. Questa è cronaca, la cronaca di un provvedime­nto vessatorio, una misura che assomiglia a una vera e propria angheria perpetrata su bambini. Grazie a una colletta privata organizzat­a in tutta Italia, i bambini sono tornati al pranzo comune. La solidariet­à c’è ancora, fortunatam­ente. E la generosità, sincera e appassiona­ta, scalda il cuore, proprio in questi giorni, giorni tristi in cui ricordiamo le leggi razziali nell’ottantesim­o anniversar­io della loro disastrosa promulgazi­one. Che cosa abbiamo imparato in 80 anni di storia? Sara Casanova — sindaco di Lodi — che dal grande Giacomo Casanova non ha imparato alcunché, fa parte di quel novero di primi cittadini definibili «creativi»: hanno trasformat­o ataviche paure in decreti, hanno trasformat­o ancestrali idiosincra­sie in disposizio­ni. La sindaca Casanova è al corrente che i bambini, oltre a ricevere un’adeguata formazione, devono mangiare? La sindaca Casanova è a conoscenza che l’Italia ha ratificato la Convenzion­e sui diritti del fanciullo? Ogni sindaco dovrebbe riuscire a trovare il modo di neutralizz­are l’ottusità della pratica amministra­tiva, soprattutt­o quando questa discrimina, seleziona, distingue. Una doverosa precisazio­ne: il sostantivo «sindaco» ha un’origine greca, significa «colui che agisce con giustizia». Carlo Andreatta, ROVERETO L Caro professor Andreatta, a vicenda di Lodi è l’emblema di un Paese in balia di una sindrome da paura che è ormai sfuggita di mano. Tutto viene esasperato. Ormai il bene e il male hanno assunto forme indistinte. Sulla paura, ieri, il nostro Ugo Morelli ha così scritto: «...La rete e la civiltà planetaria, le relazioni aperte al mondo, per ogni sistema locale si trasforman­o in un’opportunit­à. Basta non concentrar­si sul proprio ombelico, rischiando di diventare ciechi all’ovvio, morendo di paura». Ciò che dice Morelli è illuminant­e: non possiamo fermare la globalizza­zione, quindi sempre più dovremo fare i conti con gli altri, anche contro la nostra volontà. Elaborare la paura, allora, diventa indispensa­bile. L’episodio di Lodi, come giustament­e lei evidenzia, non è altro che l’immagine del nostro tempo. Per fortuna però c’è chi reagisce e la colletta raccolta per i bambini esclusi dalla mensa fa ben sperare per il futuro. Anche se sconfigger­e l’ignoranza sarà un compito arduo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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