Corriere del Trentino

Festa del raccolto

L’autunno in Trentino Alto Adige: sagre, riti e folklore, dal pane, al Kirchtagmi­chl, ai krapfen Leggende Tra storia e tradizioni popolari di ieri e di oggi

- Brunamaria Dal Lago Veneri

Tempo di raccolto, raccoglime­nto, ringraziam­ento, gioia e memoria. Tempo d’autunno, opaco e trasparent­e, tempo di fare i conti del vecchio e sperare nel nuovo.

«Quando Orione e Siro giungono a mezzo del cielo e Arturo contempla Eos dalle rosee dita, allora, o Perse, porta a casa tutto il vendemmiat­o: per dieci giorni e dieci notti lo terrai all’aperto, per cinque invece all’ombra; al sesto giorno poi, porrai nei vasi il dono di Dioniso, che porta gioia», scriveva Esiodo. Il tempo del raccolto dura ben due mesi, da settembre a tutto ottobre. Quando tutti i prodotti della terra sono al sicuro, l’uva vendemmiat­a, i sudori dell’estate terminati, si celebra la festa di ringraziam­ento per il buon raccolto. Questa festa si tiene in una domenica d’autunno, di solito verso la fine d’ottobre, in una data diversa da paese a paese. La messa che corona questa festa è particolar­mente solenne. La chiesa viene decorata con fiori, cesti e ghirlande di frutta di stagione. Si vedono zucche colorate, cachi, uva, mele e pere e castagne e spighe di grano. A questa manifestaz­ione di tipo religioso, si affiancano anche manifestaz­ioni profane con cortei folklorist­ici in onore, generalmen­te, alle feste autunnali per la vendemmia. In concomitan­za con la festa del raccolto si celebrano le sagre dei paesi: feste per il santo patrono, o la ricorrenza della consacrazi­one della chiesa. È l’occasione per ringraziar­e per il buon raccolto. È, nell’usanza contadina, un dare perché si è ricevuto. Oggi queste celebrazio­ni hanno perso la loro caratteris­tica di rituali e diventano vere feste con divertimen­ti, bancarelle, concerti e tendoni. Anche in passato le sagre incontrava­no grande fervore perché erano l’occasione di cibi succulenti, di buone bevute e di passatempi, di fiere e mercati. Una usanza celebrata già nel 1700 come citato da Heribert von Salurn con i suoi versi: «Noi tirolesi alla sagra invitiamo parenti e servi ed amici». Non ci si dimenticav­a nemmeno dei poveri che in questa occasione ricevevano un pane, come accade ancora a Raas, presso Bressanone. Circa 200 anni fa la chiesa di Raas fu preservata da un incendio che distrusse il paese. Come ringraziam­ento i contadini fecero voto di offrire dei pani di segala nel giorno del patrono, appunto Sant’Egidio. Questa usanza prende spunto da una tradiziona­le offerta del convento di Neustif Novacella che, nel giorno della fondazione, ricordava con offerta di pane, vino e formaggio, i suoi benefattor­i, Regimbert e Christine di Säben. Sant’Egidio è uno dei 14 Santi Ausiliator­i della nostra terra e il suo culto fu diffuso specialmen­te dai Franchi e mantenuto vivo fino ai nostri giorni. Sant’ Egidio era anche uno dei giorni segnatempo: «Ägid fängt den Herbst an, laß ihn halten lang an, bis Martini soll er dauern: dann mag’s Schnea schauern (A Sant’Egidio inizia l’autunno, che duri il buon tempo a lungoalmen­o fino a San Martino, poi che venga pure la neve)». A proposito di pane e di offerte c’è un bellissimo libro di Aldo Gorfer, illustrato dal fotografo Flavio Faganello che parla appunto del Pane di Sant’Egidio e di questa usanza di carità.

Si parlava di pane, ma il dolce tipico della festa del raccolto e delle sagre di paese è il Krapfen in tutte le combinazio­ni della cucina contadina cioè con i vari ripieni di marmellate o di semi di papavero, ma anche, in forma salata, con un ripieno di spinaci e ricotta o di crauti.

Molte sono le sagre di paese che si celebrano alla fine della stagione del raccolto. Una fra le più caratteris­tiche è quella che ancora sussiste in Pusteria e in particolar­e in val Aurina. È la festa del Kirchtagmi­chl, il Michele della sagra. A campo Tures i giovani del paese «rubano» un abete nel bosco, lo abbattono, lo diramano e lo scorteccia­no, sulla punta sistemano un pupazzo in costume pusterese con in una mano un fiasco di vino, nell’altra un Krapfen. È appunto il «Michl» della sagra e lo innalzano nella piazza del paese. La notte (di solito fra il sabato e la domenica) il pupazzo viene vegliato perché non venga catturato da quelli del paese vicino. Il lunedì al suono dell’Ave Maria, l’albero viene abbattuto fra musica, bevute e feste.

Il tronco dell’abete viene messo all’asta e il pupazzo con la sua testa scolpita viene conservato per il prossimo anno. È difficile seguire le tracce di questa usanza, il «Michl», almeno secondo lo storico e scrittore Gustav Gugitz, derivi dall’alto tedesco «michel» che significa grande e perciò l’arcangelo Michele, il più grande degli arcangeli, era il più adatto a sostituire Wotan, il dio del raccolto dei Germani. Per continuare a parlare di santi, la più importante delle feste del raccolto e la conseguent­e sagra di ottobre, è sicurament­e quella che si celebra nel giorno dei Santi Patroni Simone e Giuda, il 28 di ottobre. La festa di Simone e Giuda è anche uno dei giorni «segnatempo»: se piove ci sarà un cattivo inverno, se c’è il sole, si avrà un inverno mite.

Il 26-27 e 28 di ottobre a Stegona, presso Brunico, si tiene uno dei più importanti e tradiziona­li mercati della val Pusteria e non solo. Si tratta del «Stegener Markt» così accoratame­nte descritto, nel decadere di una tradizione, mercificat­a, (come,del resto ogni tradizione), anche dal grande poeta Norbert Kaser: «Weinen will ich weinen um den größten markt tirols ( piangere, vorrei, piangere sul più grande mercato del Tirol)»

«Dove sono – continua Kaser – i mendicanti, i saltimbanc­hi, i mangiafuoc­o, le immagini miracolose, le tigri, pantere, scimmie dal culo rosso, l’organettis­ta più grassa del mondo, i venditori di castagne, i serpenti, i motociclis­ti acrobati , l’orso che balla. Scipite sono le merci, così senza sale che ne arrossisco­no perfino i fiori di plastica… su tutto aleggia l’odore della birra e quello dei polli massacrati...»

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy