Corriere del Trentino

Una delle mission è l’educazione a diritti e parità

- Di Francesca Visentin

C’è la valigia dell’ostetrica che nel dopoguerra ha fatto nascere 3500 bambini e la calcolatri­ce che una segretaria ha usato ogni giorno per quarant’anni. Oggetti comuni, piccole storie individual­i, ognuna speciale, che costruisco­no la grande storia. E c’è anche l’evoluzione della contraccez­ione in Italia o degli assorbenti.

Al Museo delle Donne Frauenmuse­um di Merano, il percorso è nella storia, nel ruolo e nell’immagine della donna, dal XIX secolo ad oggi. Ma non solo. Perchè la vera mission è l’educazione e la formazione di una cultura dei diritti e della parità. Il museo di Merano è uno dei tre musei dedicati alle donne che esistono in Italia (con Torre Pellice Torino e quello in Valsugana) e uno degli 88 al mondo e fa parte della rete internazio­nale dei musei delle donne, che ha sede proprio nella location di Merano, in un ex concento di Clarisse. Quest’anno la struttura festeggia i 30 anni dalla nascita e fervono gli eventi: tre mostre, incontri e convegni. Il 10 novembre (dalle 9 alle 19) il confronto sul tema: «Che cosa hanno a che fare le pari opportunit­à con la pace, la cultura, la democrazia?». E dal 9 novembre (fino al 30) la mostra «Cosa bolle in pentola», che sviscera com’è cambiata sia la cucina intesa come «focolare domestico», che lo stile alimentare e di vita delle famiglie. Chiude il 30 ottobre invece l’esposizion­e già in corso «Sulla Pelle», sul fenomeno globale del tatuaggio, lavoro fotografic­o di Paola Marcello, dai tatuaggi tribali, ai ritratti di donne tatuate oggi.

Sigrid Prader, instancabi­le direttrice del Museo delle Donne di Merano, è appena rientrata dal meeting internazio­nale di Instanbul, dove la rete dei musei delle donne di tutto il mondo si è confrontat­a

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