La Giselle di Dada Masilo «Danza di forza e riscatto»
«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», ammoniva Italo Calvino. E la forza intrinseca dei classici, non solo letterari, altro non è che la loro capacità di essere specchi nei quali l’uomo può indagarsi e riconoscersi. Non sono dunque le opere in sé e per sé a essere portatrici di infiniti significato: è lo sguardo di chi si riflette a generare nuove narrazioni che parlano al tempo contemporaneo. E’ il concetto artistico della coreografa e danzatrice sudafricana Dada Masilo, che dal 2013 ha conquistato fama internazionale con rivisitazioni dei grandi balletti del repertorio accademico, da Romeo e Giulietta a Carmen e Il Lago dei cigni. Sabato 26 alle 20.30 al Teatro Sociale di Trento InDanza inaugura la stagione con Giselle di Dada Masilo, coreografia vincitrice del premio Premio Danza&Danza come «miglior spettacolo contemporaneo del 2017».
«Mi rivolgo ai classici perché amo la narrazione, ma voglio raccontare storie, non favole. Vicende che parlano al tempo presente. Per questo i miei spettacoli partono dalla tradizione ma la cambiano»
Il balletto di Giselle, considerato uno dei simboli del repertorio classico e romantico, narra la vicenda di una semplice ragazza del popolo che si innamora perdutamente di un misterioso ragazzo, il quale altri non è che il principe Albrecht, già promesso in sposa a un’altra donna. Distrutta dal dolore, Giselle muore e viene accolta tra le Villi, spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. Ma ecco che se nella versione originale alla vendetta degli spiriti contro il principe amato Giselle oppone strenuamente il suo amore, difendendolo e salvandolo dalla morte, nella versione Dada Masilo il perdono non è contemplato. «La mia Giselle sceglie di non perdonare il principe. Quello che le è stato fatto è troppo grave, il tradimento ha lasciato una ferita troppo profonda. Voglio parlare di inganno e rabbia». Una rilettura in chiave femminista? «Non il femminismo inteso, come spesso accade, in senso negativo, ma come momento di empowerment delle donne – chiarisce Dada Masilo - . La mia protagonista è consapevole delle sue emozioni e prende il controllo della situazione. Non accetta ciò che le è accaduto, ma reagisce rifiutando chi le ha fatto del male. Nel 2018 è importante che le donne siano pronte a parlare e farsi ascoltare in modo diverso». Un messaggio di grande potenza portato in scena con un linguaggio coreografico di uguale energia da parte dei danzatori di The Dance Factory. Lo stile mescola elementi di danza afro e contemporanea, mixandoli alle scene dipinte da William Kentridge e alla colonna sonora originale di Philip Miller che cita e reinterpreta quella ottocentesca di Charles Adam. «Io sono nata in Sudafrica e nei miei lavori questa parte è sempre presente. Non è possibile per me creare o danzare negando le mie origini. Il Sudafrica mi scorre nelle vene»