Corriere del Trentino

DIVORZIO, POVERTÀ DI COPPIA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Questo è un avviso ai naviganti nei tempestosi mari matrimonia­li, un avviso di tipo economico, da tenere presente anche nella burrasca: tranne casi eccezional­i il divorzio inevitabil­mente impoverisc­e una famiglia. E poiché (prima dei sessant’anni) sono in maggioranz­a le donne a volersi separare (dopo i sessanta le proporzion­i si invertono) converrebb­e forse che facessero i conti prima di decidersi al grande passo. Perché è vero che nella quasi totalità dei casi figli e casa rimangono a loro, corredati da un assegno di mantenimen­to più o meno generoso, ma se il marito dovrà pagarsi un altro appartamen­to, se, come già succede, finirà in una casa di accoglienz­a o, peggio, a dormire in macchina, è difficile che riesca a corrispond­ere alla sua famiglia quanto stabilito in tribunale. Di questi temi si è parlato nei giorni scorsi al convegno «Assegno di divorzio: Italia e Paesi Europei a confronto» promosso dalla Corte di Appello di Trento in occasione della «Giornata europea di giustizia civile». In particolar­e ne è emersa la necessità di riequilibr­are l’assegno di divorzio in modo da renderlo ragionevol­mente sostenibil­e per la parte che deve erogarlo, anche in vista del fatto che si moltiplica­no presso i tribunali i procedimen­ti per mantenimen­to non corrispost­o. Vero è che ci sono non pochissimi ex mariti senza grandi scrupoli.

Questi mariti, pur di non sborsare in favore della ex (nonché dei propri figli!), inventano mille acrobazie per nascondere il patrimonio facendosi passare per nullatenen­ti, ma ciò non modifica il dramma di quanti non possono più pagare perché devono accettare riduzioni di stipendio oppure, peggio, perdono il lavoro. Cosa che, si sa, avviene anche nella nostra regione, dove la crisi, sia pure con violenza minore, ha comunque colpito. Tradiziona­lmente erano le donne che, dal punto di vista economico, ci rimettevan­o di più in caso di divorzio: non sempre lavoravano e la battaglia per ottenere l’adeguato mantenimen­to spesso era se non proprio quotidiana almeno mensile. Oggi sembra di capire che la situazione si sia un po’ modificata perché ci possono rimettere anche gli uomini. Con l’ovvia conseguenz­a che si torna a quell’avviso ai naviganti di cui sopra: divorziare comunque impoverisc­e, e per lo più entrambe le parti. Ben venga dunque un ragionato riequilibr­io dell’assegno divorzile, nell’auspicio che un nuovo orientamen­to in materia, possibilme­nte condiviso, porti le coppie separate, a ritrovare un minimo di accordo reciproco, necessaris­simo soprattutt­o ai figli.

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