DIVORZIO, POVERTÀ DI COPPIA
Questo è un avviso ai naviganti nei tempestosi mari matrimoniali, un avviso di tipo economico, da tenere presente anche nella burrasca: tranne casi eccezionali il divorzio inevitabilmente impoverisce una famiglia. E poiché (prima dei sessant’anni) sono in maggioranza le donne a volersi separare (dopo i sessanta le proporzioni si invertono) converrebbe forse che facessero i conti prima di decidersi al grande passo. Perché è vero che nella quasi totalità dei casi figli e casa rimangono a loro, corredati da un assegno di mantenimento più o meno generoso, ma se il marito dovrà pagarsi un altro appartamento, se, come già succede, finirà in una casa di accoglienza o, peggio, a dormire in macchina, è difficile che riesca a corrispondere alla sua famiglia quanto stabilito in tribunale. Di questi temi si è parlato nei giorni scorsi al convegno «Assegno di divorzio: Italia e Paesi Europei a confronto» promosso dalla Corte di Appello di Trento in occasione della «Giornata europea di giustizia civile». In particolare ne è emersa la necessità di riequilibrare l’assegno di divorzio in modo da renderlo ragionevolmente sostenibile per la parte che deve erogarlo, anche in vista del fatto che si moltiplicano presso i tribunali i procedimenti per mantenimento non corrisposto. Vero è che ci sono non pochissimi ex mariti senza grandi scrupoli.
Questi mariti, pur di non sborsare in favore della ex (nonché dei propri figli!), inventano mille acrobazie per nascondere il patrimonio facendosi passare per nullatenenti, ma ciò non modifica il dramma di quanti non possono più pagare perché devono accettare riduzioni di stipendio oppure, peggio, perdono il lavoro. Cosa che, si sa, avviene anche nella nostra regione, dove la crisi, sia pure con violenza minore, ha comunque colpito. Tradizionalmente erano le donne che, dal punto di vista economico, ci rimettevano di più in caso di divorzio: non sempre lavoravano e la battaglia per ottenere l’adeguato mantenimento spesso era se non proprio quotidiana almeno mensile. Oggi sembra di capire che la situazione si sia un po’ modificata perché ci possono rimettere anche gli uomini. Con l’ovvia conseguenza che si torna a quell’avviso ai naviganti di cui sopra: divorziare comunque impoverisce, e per lo più entrambe le parti. Ben venga dunque un ragionato riequilibrio dell’assegno divorzile, nell’auspicio che un nuovo orientamento in materia, possibilmente condiviso, porti le coppie separate, a ritrovare un minimo di accordo reciproco, necessarissimo soprattutto ai figli.