Corriere del Trentino

Alto Adige, altro morto Anziano precipita mentre ripara il tetto

Antermoia, tragica caduta di un anziano mentre riparava il tetto E i sindaci iniziano la conta dei danni: «Una catastrofe epocale»

- Di Aldo De Pellegrin

BOLZANO Il giorno dopo il dolore, le emozioni e la paura di quanto peggio sarebbe potuta andare, la situazione, peraltro mai sfuggita al controllo di vigili del fuoco e Protezione civile, prova faticosame­nte a tornare alla normalità. Una normalità difficile da immaginare dopo l’inaudito climax raggiunto dagli elementi nella notte di lunedì, ancora impossibil­e da pensare in particolar­e a San Martino in Badia, Longiarù ed Antermoia, centri scossi dalla perdita di Giovanni Costa, il vigile del fuoco di Longiarù ucciso dal tronco di un albero abbattuto da una violentiss­ima raffica di vento mentre era in intervento nei pressi del maso Lagoscei, e dal ferimento, per fortuna non grave, di un suo collega.

Ma nel frattempo sempre in Badia, a pochi chilometri dal punto dove è morto Costa, si registra un’altra vittima legata indirettam­ente al maltempo: si tratta di Agostino Paratscha, 81 anni, caduto a terra mentre stava riparando il tetto — danneggiat­o dal forte vento dei giorni scorsi — di una malga nei pressi della sua abitazione, ad Antermoia (frazione di San Martino). L’anziano era solo mentre effettuava i lavori. Atteso per pranzo a casa, i familiari si sono preoccupat­i quando non l’hanno visto rientrare: recatisi sul posto dell’incidente sono stati loro ad apprestare le prime cure, prima di chiamare il 118. Dopo pochi minuti sono arrivati l’elisoccors­o Pelikan e i vigili del fuoco volontari della zona, ancora scossi per la scomparsa del loro collega. Ma nonostante il rapido intervento, per l’anziano non c’è stato nulla da fare.

È la Badia, dunque, che paga il prezzo umanamente più alto in regione per l’ondata di maltempo. E c’è apprension­e anche a Selva dei Molini, nell’omonima valle laterale della val di Tures, dove i familiari ed il paese sono in apprension­e per la sorte dell’uomo ricoverato in condizioni assi gravi all’ospedale di Brunico dopo essere rimasto schiacciat­o da alberi e massi all’interno della sua auto, venendo individuat­o e liberato solo qualche tempo dopo dai vigili del fuoco. Dove, e per fortuna è il caso della grandissim­a parte della provincia, non si sono registrati feriti.

Ieri mattina ancora 2.700 abitazioni altoatesin­e erano prive di energia elettrica, soprattutt­o in val d’Ultimo e Senales. Pure i telefonini sono quasi tutti scarichi. Ad Anterivo manca l’acqua potabile, portata con il camion cisterna dai vigili del fuoco. In Pusteria, a Braies e in Badia, rientrato il pericolo di esondazion­e di Gadera e Rienza a San Lorenzo, con il rientro delle persone evacuate e con il cessato allarme arrivato già nella mattinata di martedì per la zona ovest di San Candido, alluvionat­a, restano ben visibili i danni.

Ancora più visibile, soprattutt­o in Badia e nella Ladinia in generale, la devastazio­ne boschiva provocata da una tempesta di vento epocale. Dagli Ispettorat­i forestali locali si parla di ettari ed ettari di superficie boschiva, anche in quota, sradicata ed abbattuta da raffiche di vento di violenza impensabil­e. A Nova Levante ed a Carezza, il sindaco Markus Dejori parla apertament­e di «una catastrofe metereolog­ica mai vista. Siamo stati fortunati a non avere registrato feriti, ma dal punto di vista del patrimonio boschivo, questo uragano ci ha portato indietro di 200 anni. Abbiamo a terra oltre 5 milioni di metri cubi di legname, metà del Demanio Provincial­e e metà di proprietà di privati e del Comune. Un valore pari a un taglio annuo di tutto l’Alto Adige. Per un’economia silvicola come la nostra, un danno incalcolab­ile».

Scene di devastazio­ne, dovute alle frane e al vento anche in quota. A Selva Gardena il noto rifugio Comici è stato scoperchia­to dalla furia del vento mentre a San Vigilio di Marebbe, i danni maggiori sono quelli al patrimonio boschivo. «Dal punto di vista delle precipitaz­ioni, la situazione, da noi è sempre stata sotto controllo — riferisce il sindaco Albert Palfrader: «L’energia elettrica è mancata a tratti ma è la viabilità comunale che ci crea il maggiore lavoro. Gli alberi a terra sono dappertutt­o, un disastro epocale. Alcuni hanno danneggiat­o anche i tetti delle case sulle quali si so-

Dejori (Nova Levante)

Catastrofe mai vista, i tronchi abbattuti sono pari a un taglio annuo in tutto l’Alto Adige: colpo duro per l’agricoltur­a

Palfrader (Marebbe)

Le folate di vento erano di una potenza inaudita Gli alberi sono finiti dappertutt­o colpendo anche i tetti di molte case, specie nelle frazioni

Dopo l’uragano Per terra milioni di metri cubi di legname, 2.700 case ancora senza corrente

no abbattuti, ma sono soprattutt­o le frazioni di Pieve e di Rina ed alcune Viles a patirne di più».

Ettari di bosco a terra e statale della val Badia che porta evidenti i segni della piena del Gadera e delle frane anche a San Martino in Badia. Il sindaco Giorgio Costabiei si fa portavoce del dolore di un’intera comunità: «Lavoriamo tutti con la morte nel cuore, per la perdita di Giovanni Costa. Ma stiamo lavorando anche in sua memoria. Qui gli alberi a terra non si contano. Fare una stima dei danni al momento è impossibil­e. Dalle autorità per ora attendiamo il nulla osta per celebrare degnamente i funerali di Giovanni». Che dovrebbero essere celebrati, a quanto viene riferito, tra domani o sabato.

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(Agenzia per la Protezione civile) Danni enormi Le impression­anti immagini del bosco del Latemar con il lago di Carezza dopo la tempesta di vento e pioggia dei giorni scorsi, fotografat­i da una ripresa aerea

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