Accusato di violenza, assolto dopo otto anni «Troppe incongruenze»
Quattro processi, il calvario di un trentenne
È stato assolto, dopo anni di calvario giudiziario e quattro processi, un trentenne trentino accusato di aver picchiato e violentato la compagna incinta. In primo e secondo grado l’uomo era stato condannato a tre anni e cinque mesi. I giudici di Bolzano hanno ritenuto però incongruenti le dichiarazioni della ragazza e hanno assolto il giovane.
TRENTO Un rapporto sicuramente burrascoso, difficile. Gli amici ricordano le liti, ma le botte, le violenza, l’agghiacciante storia di maltrattamenti raccontata non avrebbe trovato riscontri.
Ci sono troppi dubbi e troppe incongruenze secondo i giudici della Corte d’appello di Bolzano che dopo due condanne e un annullamento con rinvio per un nuovo processo, deciso dalla Cassazione, hanno assolto un trentenne trentino accusato di aver violentato e picchiato la compagna incinta. Accuse infamanti che il giovane, difeso dall’avvocato Romina Targa, ha sempre respinto con forza. «Non l’ho mai picchiata, quel figlio lo desideravo, avevamo deciso insieme di averlo» aveva raccontato il ragazzo. Ma nessuno gli aveva creduto. Poi era arrivata la prima condanna a tre anni e cinque mesi di reclusione, confermata in appello. Poi la Cassazione e infine un nuovo processo a Bolzano, davanti alla Corte d’appello. Un calvario durato ben otto anni. Ora il giovane è stato assolto. «Le risultanze probatorie non portano ad affermare al di là di ogni ragionevole dubbio la responsabile dell’imputato» scrivono in sentenza i giudici. Ma gli anni di battaglia in tribunale restano, anche le accuse che pesano come macigni. Lei aveva raccontato di essere stata violentata mentre era incinta, picchiata con pugni sulla pancia dall’uomo che amava perché, accecato dalla gelosia, temeva che il figlio non fosse suo. Una storia agghiacciante che era iniziata nel novembre del 2009 quando i due erano andati a vivere insieme e l’uomo aveva iniziato a dimostrarsi violento. Così aveva raccontato la ragazza, spiegato di aver taciuto per mesi quel terribile segreto per paura.
In almeno tre occasioni il giovane, secondo l’accusa, aveva abusato della compagna, in un caso anche ammanettandola e costringendola a un rapporto completo. Ma il castello accusatorio piano, piano si è sgretolato, la difesa ha ricostruito, attraverso testimonianze e il racconto di amici della coppia, un’altra verità, ben diversa da quella raccontata dalla ragazza. Gli stessi certificati medici non avrebbero confermato le asserite violenze e neppure l’atteggiamento astioso del ragazzo verso il figlio. Lei diceva che
Il caso In primo e secondo grado l’uomo era stato condanna -to a 3 anni e 5 mesi
lui non lo voleva, ma in realtà il giovane avrebbe fatto di tutto per poterlo riconoscere. Poi ci sarebbero le presunte ingerenze del patrigno di lei che, secondo la ricostruzione dei giudici avrebbe condizionato la ragazza. La Corte in sentenza parla di «dichiarazioni incoerenti della giovane». Le dichiarazioni degli amici, che aveva vissuto un periodo insieme ai due ragazzi, a Capodanno, lo stesso lasso di tempo in cui sarebbero avvenute le presunte violente, non confermano «lo stato di umiliazione, sottomissioni e le vessazioni abituali» descritte. Troppe incongruenze secondo i giudici della Corte bolzanina. Il giovane dopo otto ha ottenuto giustizia, ma resta la vicenda drammatica che ha segnato profondamente la vita di due ragazzi.