Adige in piena, ore da incubo Verona ringrazia Trento «Salve 25.000 persone»
VERONA Organizzare l’evacuazione di qualcosa come 25mila persone in fretta e furia, ragionare sull’eventuale blocco dell’attività delle sale operatorie di un ospedale, evitare la paralisi del traffico. Sono state tre ore da incubo quelle vissute tra le 5.30 e le 8.30 di martedì all’interno del Centro operativo comunale di Palazzo Barbieri, quando i livelli dell’Adige continuavano minacciosamente ad avvicinarsi alla soglia limite di 2.20 metri sullo zero idrografico. «Voglio ringraziare tutti i volontari e il personale che si è adoperato in questi giorni di emergenza — ha detto il sindaco Federico Sboarina, tracciando il bilancio di tre giorni vissuta con il fiato sospeso —. E soprattutto la Provincia di Trento che ha consentito l’apertura della galleria Adige-Garda: un’opera ingegneristica progettata quasi un secolo fa, che ha letteralmente salvato la città». Perché la decisione di far defluire parte della piena dell’Adige nel lago, dopo una serie di richieste che hanno fatto scendere in campo direttamente la Protezione civile nazionale, ha evitato che Verona finisse sott’acqua. Per capire la gravità della situazione, l’assessore comunale Daniele Polato e il comandante della municipale Luigi Altamura, invitano ad analizzare i dati: «Alle 5.30 in città raggiungeva 1.95 metri e sappiamo che la galleria era già stata aperta sei ore prima — hanno ricordato —. Ma tre ore più tardi, alle 8.30 anziché scendere, rimanevano stabili». E tra gli operatori impegnati sul campo, qualcuno ha avuto un terribile presentimento: «Se non bastasse l’apertura della galleria?». Lo scenario ipotizzato era da brividi perché sarebbe dovuta scattare l’evacuazione di circa 25mila persone e le sale operatorie dell’ospedale di Borgo Trento, situate sotto il livello del fiume, avrebbero potuto avere qualche problema. Non è accaduto, il livello dell’acqua alla fine è sceso e Verona si è salvata.