L’INTEGRAZIONE, GLI SLOGAN E IL RUOLO DI CHI AMMINISTRA
Nei giorni scorsi sui giornali e sui social sono state riprodotte le parole, che ritengo inaccettabili, di una neo consigliera provinciale della Lega con riferimento ai bambini immigrati residenti a Trento nel quartiere della Vela: «Diciamo che utilizzano i posti che erano nostri. Si piazzano al parco, utilizzano tutte le panchine e i bambini rimangono seduti sui giochi. Si sono appropriati dei nostri spazi».
Consigliera, i parchi pubblici sono per tutti i bambini. Se un bambino utilizza un’altalena per troppi minuti e altri bambini stanno aspettando cosa si fa normalmente? Ci si avvicina e gentilmente si dice che nell’uso dei giochi ci si alterna con gli altri bambini. Situazione normalissima, dove sta il problema? Sono bambini, tante volte mi è capitata questa situazione nei parchi pubblici che frequentavo con i miei bimbi: ci si parlava con tranquillità e gentilezza e mai vi è stato un problema. Rattrista sentire certe parole, purtroppo diffuse, che alimentano il contrasto con chi ha un colore della pelle diverso dal nostro. Ritengo comunque necessario da parte di noi amministratori pubblici un impegno ancora maggiore per migliorare l’integrazione nei quartieri e per sensibilizzare i ragazzi al rispetto dei beni comuni e all’uso collettivo degli stessi. Prendo totalmente le distanze dal modo di pensare della neo consigliera e mi chiedo: come mai siamo caduti così in basso? Speriamo in altri linguaggi, specie da parte di chi ricopre ruoli di responsabilità nelle Istituzioni. Michele Brugnara, consigliere comunale, TRENTO
Caro consigliere Brugnara,
La sua lettera, molto educata e ricca di buon senso, affronta un tema, quello dell’integrazione, che è stato dibattutissimo nella recente campagna elettorale. Una questione che divide da sempre la società. Siccome il voto c’è stato, sarebbe doveroso adesso abbandonare gli slogan e affrontare in maniera seria la questione dell’integrazione che anche per il Trentino non può essere lasciata unicamente alla mercé dello scontro politico. Ciò che ha scritto questa neo consigliera provinciale del Carroccio va nella direzione opposta e non risolve il problema. O meglio, lo risolve attraverso l’ennesima contrapposizione tra favorevoli e contrari. Si usano i bambini per sostenere una battaglia politica: «Si sono appropriati dei nostri spazi» scrive l’esponente leghista senza rendersi conto che anche le parole, oggi, hanno un peso. Come scrive lei nella sua lettera, chi ricopre un ruolo amministrativo non può fomentare gli animi. L’integrazione di famiglie straniere nulla ha a che vedere con gli stranieri che delinquono e che vanno puniti senza se e senza ma. Se mettiamo però tutto sullo stesso piano facciamo un cattivo servizio. Soprattutto creiamo antagonismo dove invece servirebbe mediazione.