FESTIVAL, L’OCCASIONE DELLA LEGA
Ripensare significa cancellare? Dietro alle parole tutto sommato prudenti del neogovernatore Maurizio Fugatti, si nasconde questo pesante interrogativo che investe il futuro del Festival dell’Economia di Trento. L’anno prossimo ovviamente si farà, ma poi la Provincia potrebbe dare il ben servito al direttore scientifico Tito Boeri, oggi presidente dell’Inps inviso alla Lega, e alla Casa editrice Laterza. Se ciò avvenisse, la manifestazione che tante ricadute economiche e culturali ha prodotto avrebbe un probabile rapido declino per una semplice ragione: il suo successo è dovuto alla combinazione di vari fattori, ossia una città dalla giusta dimensione, un pubblico curioso, organizzatori efficienti e dalle buone relazioni, un’università attenta. Come si è visto per alcuni eventi in altre regioni, quando si cambia il mix anche un marchio importante (qual è lo scoiattolo arancione) può perdere valore in pochi mesi.È legittimo che il nuovo presidente della Provincia chieda un Festival dell’Economia meno orientato a sinistra. Solo che dovrebbe parlarne con i leader del proprio schieramento, più che con Boeri e Laterza. Molti inviti spediti da Trento a esponenti del centrodestra e del Movimento 5 stelle sono stati respinti, mentre chi ha accettato (da Roberto Maroni a Giulio Tremonti, da Chiara Appendino a Giulia Bongiorno, da Giulio Sapelli a Domenico De Masi) ha sempre potuto parlare in libertà.
Romano Prodi, intervenuto da premier nel 2007, invece venne contestato e riuscì a parlare solo grazie all’abilità del moderatore Ferruccio de Bortoli, che diede a chi protestava la possibilità di esprimersi. Pure Elsa Fornero, quando si è fatta vedere, ha ricevuto la sua dose di fischi. Non dimentichiamo, inoltre, che l’evento è bersagliato perfino da sinistra, tanto che negli stessi giorni si tiene al parco Santa Chiara «l’OltrEconomia» festival.Che Laterza e Boeri abbiano tendenze progressiste mi pare evidente, tuttavia hanno dimostrato di essere aperti al confronto e hanno cercato sempre di favorire il contraddittorio. Ma troppo spesso i politici di centrodestra lo hanno appunto evitato. Ora si presenta l’occasione giusta per dimostrare che così non è: il tema della prossima edizione («Globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza») è l’ideale per chi oggi ha il consenso in poppa. Ovvio, non mancheranno intellettuali che del «populismo» diranno tutto il male possibile però, visti gli esiti delle ultime regionali, non penso che i «sovranisti» e quanti comunque non condividono le posizioni di sinistra troveranno problemi a manifestarsi. A proposito del recente risultato delle urne locali, poi, ammesso e non concesso che lo Scoiattolo sia più rosso che arancione, non si direbbe che il Festival abbia fatta il «lavaggio della testa» agli elettori.
Giusto che Fugatti voglia confrontarsi sia con tutti i soggetti impegnati assieme alla Provincia nell’organizzazione della kermesse, sia con il comitato editoriale guidato dal direttore scientifico Tito Boeri, ma l’obiettivo dovrebbe essere quello di non mutare l’assetto della macchina. Ne guadagnerebbero il Trentino e anche la nuova coalizione di maggioranza di Piazza Dante che dimostrerebbe un sano pragmatismo privo di furori ideologici e, soprattutto, di spirito di vendetta per torti mai subiti.