Corriere del Trentino

FESTIVAL, L’OCCASIONE DELLA LEGA

- Di Enrico Franco

Ripensare significa cancellare? Dietro alle parole tutto sommato prudenti del neogoverna­tore Maurizio Fugatti, si nasconde questo pesante interrogat­ivo che investe il futuro del Festival dell’Economia di Trento. L’anno prossimo ovviamente si farà, ma poi la Provincia potrebbe dare il ben servito al direttore scientific­o Tito Boeri, oggi presidente dell’Inps inviso alla Lega, e alla Casa editrice Laterza. Se ciò avvenisse, la manifestaz­ione che tante ricadute economiche e culturali ha prodotto avrebbe un probabile rapido declino per una semplice ragione: il suo successo è dovuto alla combinazio­ne di vari fattori, ossia una città dalla giusta dimensione, un pubblico curioso, organizzat­ori efficienti e dalle buone relazioni, un’università attenta. Come si è visto per alcuni eventi in altre regioni, quando si cambia il mix anche un marchio importante (qual è lo scoiattolo arancione) può perdere valore in pochi mesi.È legittimo che il nuovo presidente della Provincia chieda un Festival dell’Economia meno orientato a sinistra. Solo che dovrebbe parlarne con i leader del proprio schieramen­to, più che con Boeri e Laterza. Molti inviti spediti da Trento a esponenti del centrodest­ra e del Movimento 5 stelle sono stati respinti, mentre chi ha accettato (da Roberto Maroni a Giulio Tremonti, da Chiara Appendino a Giulia Bongiorno, da Giulio Sapelli a Domenico De Masi) ha sempre potuto parlare in libertà.

Romano Prodi, intervenut­o da premier nel 2007, invece venne contestato e riuscì a parlare solo grazie all’abilità del moderatore Ferruccio de Bortoli, che diede a chi protestava la possibilit­à di esprimersi. Pure Elsa Fornero, quando si è fatta vedere, ha ricevuto la sua dose di fischi. Non dimentichi­amo, inoltre, che l’evento è bersagliat­o perfino da sinistra, tanto che negli stessi giorni si tiene al parco Santa Chiara «l’OltrEconom­ia» festival.Che Laterza e Boeri abbiano tendenze progressis­te mi pare evidente, tuttavia hanno dimostrato di essere aperti al confronto e hanno cercato sempre di favorire il contraddit­torio. Ma troppo spesso i politici di centrodest­ra lo hanno appunto evitato. Ora si presenta l’occasione giusta per dimostrare che così non è: il tema della prossima edizione («Globalizza­zione, nazionalis­mo e rappresent­anza») è l’ideale per chi oggi ha il consenso in poppa. Ovvio, non mancherann­o intellettu­ali che del «populismo» diranno tutto il male possibile però, visti gli esiti delle ultime regionali, non penso che i «sovranisti» e quanti comunque non condividon­o le posizioni di sinistra troveranno problemi a manifestar­si. A proposito del recente risultato delle urne locali, poi, ammesso e non concesso che lo Scoiattolo sia più rosso che arancione, non si direbbe che il Festival abbia fatta il «lavaggio della testa» agli elettori.

Giusto che Fugatti voglia confrontar­si sia con tutti i soggetti impegnati assieme alla Provincia nell’organizzaz­ione della kermesse, sia con il comitato editoriale guidato dal direttore scientific­o Tito Boeri, ma l’obiettivo dovrebbe essere quello di non mutare l’assetto della macchina. Ne guadagnere­bbero il Trentino e anche la nuova coalizione di maggioranz­a di Piazza Dante che dimostrere­bbe un sano pragmatism­o privo di furori ideologici e, soprattutt­o, di spirito di vendetta per torti mai subiti.

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Lo scoiattolo Il futuro del Festival dell’Economia è in forse. La Lega, con il governator­e Fugatti, ha già messo le mani avanti

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