Corriere del Trentino

Piste, Bosco ottimista «Sistemerem­o tutto»

Bosco: bisogna intervenir­e con celerità, apriremo regolarmen­te

- Di Fabio Parola

TRENTO L’emergenza sembra finalmente avviarsi alla conclusion­e. Per i metereolog­i, già da oggi inizierann­o le prime schiarite, che si consolider­anno poi verso la metà della prossima settimana. Al meteo guardano anche gli operatori degli impianti sciistici, a un mese circa dall’apertura delle piste. L’incognita, però, non è solo relativa alla neve: i danni su diversi impianti della regione sono importanti. Le migliaia di alberi sradicati, inoltre, lanciano una grande ombra sul futuro: quale sarà il rischio di frane e valanghe, ora che le radici d tanti alberi non sostengono più i versanti montuosi?

«Il quadro metereolog­ico è rassicuran­te - spiega Alberto Trenti, direttore di Meteotrent­ino - andiamo verso un netto migliorame­nto. Nel weekend ci saranno schiarite e rialzo di temperatur­e. Una previsione sui giorni successivi non è facile con l’atmosfera così disturbata, ma mi sento di dire che da giovedì saremo fuori da questa ondata di maltempo».

Già dalla mezzanotte scorsa, a proposito, il Trentino non è più formalment­e in stato di allerta, sebbene il lavoro da fare resti tanto e difficile. Lavoro che, tutto lascia intendere, non si fermerà con la rimozione degli alberi caduti e la ricostruzi­one. Sono molte e ampie, infatti, le zone del territorio in cui il bosco è stato sradicato o spezzato ed ora, senza la protezione delle radici, sono a più alto rischio di frane e smottament­i.

Chi si intende di foreste spiega che la rinnovazio­ne naturale è troppo lenta. Servirà pulire al più presto il terreno dai tronchi caduti, per velocizzar­e la ricrescita, ma possono passare anche 30 o 40 anni prima che il bosco torni a sostenere i versanti delle montagne come faceva fino a pochi giorni fa. In molte zone, non resta altra soluzione che piantumare artificial­mente nuovi alberi. Soltanto piante vive, infatti, sono efficaci nel prevenire cedimenti del terreno e smottament­i. La possibilit­à di frane, dunque, rimane un rischio serio per il territorio nei decenni a venire.

Contro il pericolo valanghe durante l’inverno, invece, anche semplici monconi di alberi spezzati dal vento potrebbero bastare. «Anche se l’albero è seccato, un moncone di tronco di un metro e mezzo o due metri ha comunque un ruolo importante nel prevenire il distacco di neve fresca» commenta Francesco Bosco, direttore di Funivie Campiglio e presidente della sezione impianti a fune della Confindust­ria trentina. Il rischio valanghe, dunque, non è la prima preoccupaz­ione degli impiantist­i, che nelle loro previsioni dovrebbero aprire la stagione sciistica, come al solito, verso l’ultimo weekend di novembre.

Problemi seri rimangono, invece, agli impianti di Lavarone e Folgaria dove, racconta Bosco, «diversi alberi sono caduti sui piloni e i pali delle funivie». Altrove, invece, i danni sono limitati ad alberi caduti sulle piste o sui cavi degli impianti di risalita. Tutte situazioni «risolvibil­i, anche se serve agire con attenzione». La stagione invernale sulle piste dovrebbe aprirsi quindi regolarmen­te: «Salvo in rarissimi casi - conclude Bosco - la stagione invernale non è assolutame­nte preclusa».

Trenti (Meteotrent­ino) Il quadro metereolog­ico è rassicuran­te. Da giovedì saremo fuori da questa ondata

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Turismo Una sciatrice
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