Laurina Paperina irriverente «Così uccido gli artisti famosi»
La creativa pop torna ad esporre nella terra natia Esplode il mix di cartoon e horror che canzona l’arte La mostra Alla Civica quattro artisti animeranno «Ex post»
«L’arte deve essere uno specchio del mondo in cui viviamo. Ogni artista, con la propria sensibilità e il proprio percorso, ne propone una rappresentazione diversa. La mia visione vuole dare energia e, attraverso il filtro dell’ironia, togliere un po’ di pesantezza ai problemi e alle contraddizioni del nostro tempo».
È questo il pensiero di Laurina Paperina (Rovereto, 1980) sull’arte contemporanea. L’artista, che nella sua biografia dichiara di «vivere in Duckland, un piccolo villaggio nell’Universo», è appena rientrata da una residenza in un piccolo centro sperduto tra i fiordi, in Norvegia: venti gli artisti selezionati, 1400 le candidature pervenute.
Oltre alle diverse mostre in Italia, qualcuna anche in Trentino in cui si dice «fierissima di essere nata e di vivere», Paperina ha esposto a New York, Shanghai, Bruxelles, Parigi, e a breve avrà una personale a Miami sui Sette vizi capitali. Ma prima l’attende un ritorno alla Galleria Civica di Trento, dove con Rolando Tessadri, Luca Coser e Christian Fogarolli, darà vita a Ex post, la mostra che propone un focus su quattro artisti trentini (inaugurazione venerdì 16 novembre alle 18, aperta fino al 10 febbraio).
Si tratta di un ritorno alla Civica. È così?
«Certo e ne sono super felice: era il 2004 quando l’allora direttore Fabio Cavallucci mi aveva invitato per Departures, una collettiva sui giovani artisti. La mostra “mi ha portato bene”, la considero davvero il momento di partenza del mio percorso».
È cambiata da allora la sua visione dell’arte contemporanea?
«Diciamo che adesso “sono diventata grande”, e se la mia visione continua a essere da un punto di vista ironico rispetto al mondo in cui viviamo, è mutata invece nel medium. Da sempre il disegno è alla base della mia ricerca, ma se un tempo la mia espressione era un po’ più punk e più grezza, da un paio d’anni lavoro molto con la pittura su tela, scelta che in passato si riduceva a piccole cose da cui scaturivano poi delle installazioni».
Ex post come declinerà questo titolo?
«Il curatore ci ha lasciato la massima libertà di esprimerci nello spazio, e io ho optato per un excursus sulla mia produzione degli ultimi dieci anni. Mi piaceva offrire una sorta di mix, dai disegni degli inizi, passando attraverso le mie animazioni video che sono state un punto fondamentale nella mia ricerca; poi le sculture, e fino ai lavori sul tema apocalittico realizzati appositamente per la mostra. L’intento è quello di far vedere il Duckland di Laurina Paperina».
Un mondo affollato di esseri e di colori, ma anche capace con l’ironia di far uscire problemi e contraddizioni del contemporaneo.
«Sono cresciuta con i comics e YouTube, lavoro molto con uno stile cartoon e con personaggi caricaturali. A volte le persone si limitano a notare l’aspetto super colorato e super pop della mia produzione, in realtà sono interessata agli aspetti della vita e soprattutto della morte, che si manifesta con lo splatter e l’horror, con la presenza di sangue che si nasconde tra i tanti colori».
Quant’è importante nella sua estetica la matrice novellistica
«Sono fondamentali. Lo studio delle loro opere, insieme ad altre di quell’epoca, mi ha fatto “fare il salto”. Prima tendevo a lavorare su singoli temi e singoli personaggi, ora li assemblo creando anche dei mondi surreali ed extraterresti. Nel mondo dell’arte, si dice, “tutto è già stato fatto”: credo sia interessante prendere opere del passato eri contestualizzarle nel contemporaneo. Immagino un’ unica linea in cui passato, presente e futuro coesistano, creando piccoli mondi con la mia visione».
Con le sue opere si prende anche gioco del mondo dell’arte.
Paperina Esporrò disegni degli ultimi dieci anni: dai primi passi, punk e grezzi, ad un lavoro più puntato sulla pittura su tela. Sarà un excursus di disegni apocalittici
«Soprattutto, direi. Prendo artisti famosi, all’apice del successo, e li “uccido” attraverso le mie opere, una sorta di vendetta, perché sono ricchi e famosi: per noi “artisti normali”, uno stimolo a proseguire».