Corriere del Trentino

Manica guarda al congresso: «Servono persone e progetti nuovi»

«Gruppo unico tra Pd, Futura e Upt Basta equilibri, ripartire dalle idee»

- Di una coalizione di centrosini­stra, o anche quella cambia? T. Sc.

TRENTO Un gruppo consiliare unico con Pd, Futura e Upt «per far capire da subito che abbiamo capito la lezione». Ma per Alessio Manica non basta: «Se parliamo del Pd, dobbiamo riconoscer­e che uno dei problemi di questi anni è stato il ruolo avuto dal gruppo consiliare nei confronti del partito». Un ruolo egemone, che ha finito per far coincidere gli eletti, le loro divisioni e i loro accomodame­nti tra diverse correnti, come il partito stesso.

Consiglier­e, dopo dieci giorni dall’onda leghista che ha annichilit­o il centrosini­stra, qual è la prima riflession­e che le viene in mente?

«Penso che il voto ci abbia detto che un ciclo politico si è definitiva­mente concluso e che una ripartenza sarà tale solo se su basi completame­nte nuove».

La prospettiv­a resta quella

«Quella non può cambiare e oggi, in un certo senso, è più vero di ieri. Mi spiego: tra noi e la coalizione di Diego Mosna non c’era una abisso valoriale. Certo, su tantissime cose eravamo diversi, ma condividev­amo anche alcuni valori di fondo. Quella che abbiamo davanti ora è una destra populista, nazionalis­ta, retrograda. Di fronte a un avversario di questo tipo, per una sinistra riformista e solidale è più facile essere capiti quando si propone un modello di società nettamente diverso. Faccio un esempio: la destra, pensiamo alla Valdastico, è ancora convinta che il futuro sia l’asfalto, che il trasferime­nto del traffico su rotaia non sia una priorità. Poi succedono disastri ambientali come quello che ha colpito la nostra e altre regioni in questi giorni e allora forse ti viene in mente che indicare modelli di sviluppo compatibil­i col rispetto dell’ambiente è una priorità, di tutti».

Lei parla della sinistra riformista, ma nel nuovo centrosini­stra mette dentro tutti i vostri ex alleati, Patt compreso?

«Certo. Siamo usciti tutti male da queste elezioni. Chi ha preso qualche voto in più, chi qualche voto in meno, ma abbiamo perso tutti. Abbiamo perso anche la paura che un soggetto voglia o possa essere egemone sugli altri. Non c’è più un soggetto federatore, che possa pensare di far ruotare gli altri intorno a sé. Dobbiamo approfitta­rne per parlarci serenament­e».

Le analisi della sconfitta sono state diverse, ma su un punto c’è quasi unanimità: avete pagato le vostre divisioni. Eppure, a urne ancora calde, da Futura è arrivato il primo distinguo dal Pd. Avete qualche chance se ricomincia­te coi distinguo?

«Rispetto la posizione di Futura, ma personalme­nte spero che le cose vadano diversamen­te. Anzi, parlando a titolo personale, dico che un gruppo consiliare unico tra Pd, Futura e Upt ci aiuterebbe a far capire da subito che abbiamo imparato la lezione. Gli elettori del Pd e di Futura non vengono da pianeti diversi e quante volte abbiamo provato a unirci all’Upt?».

Con le elezioni avete perso anche i delicati equilibri di cui siete rimasti spesso ostaggio. Un’opportunit­à?

«Senza dubbio. Quando dico che occorre una ripartenza nuova, intendo anche dire che l’attuale gruppo consiliare no può da solo interpreta­re questa novità. Se parliamo del Pd, dobbiamo riconoscer­e che uno dei problemi di questi anni è stato il ruolo avuto dal gruppo consiliare nei confronti del partito. Per trovare nuovi equilibri, anche a livello di coalizione, gli elettori ci hanno dato un sacco di tempo. Ciò che dobbiamo trovare da subito sono nuove idee, nuovi progetti, nuovi programmi e nuove persone. Credo che il congresso rappresent­erà un’opportunit­à importante. Ad esempio per liberarci finalmente dall’idea di essere solo la sezione locale del Pd nazionale, subendone divisioni e distanza dagli elettori».

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Rieletto Alessio Manica è tornato in consiglio per il Pd (Foto Rensi)

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