Avellino umilia l’Aquila Una crisi senza fine
Quinta sconfitta di fila in campionato, Dolomiti ancora a zero Avellino passeggia. Il nuovo play dovrà svegliare la squadra
Disastro totale. Tutti, senza se e senza ma. Giocatori, staff tecnico e chi ha costruito la squadra: l’Aquila vista al PalaDelMauro è semplicemente qualcosa di improponibile in serie A, gravemente insufficiente — per non scrivere orrenda — in ogni forma espressiva. Punto.
Non servono particolari analisi e le nove sconfitte in dieci partite ufficiali sono lì a dimostrarlo. Ok, sei in difficoltà, la crescita è più lenta del previsto, diversi giocatori devono ancora trovare la giusta collocazione in campo. Tutto quello che si vuole però esistono due «paroline» — serietà e orgoglio — che poco hanno a che fare con gli schemi e la forma fisica. Se contro Avellino nel primo quarto becchi 32 punti significa che la tua testa è molto semplicemente da un’altra parte e questo non è accettabile. Se Green ne fa 19 in dieci minuti e Ndiaye sembra, per distacco, il giocatore più forte del mondo qualche domanda — molto seria e a 360 gradi — te la devi porre. E non esistono percorsi, sentieri, vie, strade, «passo dopo passo» eccetera eccetera. Ora arriva Aaron Craft, qualcuno dovrà fargli spazio e magari il ritorno dei play americano potrà dare un senso alla squadra. Ma se l’Aquila resta senz’anima, anche Craft potrà fare poco.
La prima brutta notizia per Avellino arriva per l’infortunio alla caviglia subito da Costello portato fuori a braccia ma non cambia certo l’inerzia della partita, a Buscaglia rimane solo il time out per provare a bloccare un’emorragia apparentemente senza fine. È proprio il concetto stesso di difesa a non esistere, in attacco qualcosina si riesce anche a intravedere ma in fase di non possesso il dramma si concretizza ad ogni azione irpina. Dopo 15 minuti la Scandone è a quota 48, a metà partita 58 e puoi anche aver trovato il canestro con discreta facilità nel secondo quarto (26) ma se non sei mai in grado di bloccare il flusso dei tuoi avversari allora è tutto inutile.
Continuano a mancare la rabbia, l’intensità, la cattiveria sportiva. Tutte caratteristiche che dovrebbero rappresentare le basi su cui costruire qualcosa soprattutto se sei ultimo in classica a quota zero dopo quattro giornate. Pensi però che per forza nello spogliatoio qualcosa dovrà succedere: una scossa, confronti accesi, chiarimenti. Niente, al ritorno sul parquet ecco subito un altro mini parziale di 6-0 di Avellino giusto per ribadire il concetto, i verdi giocano ridendo (nel vero senso della parola) e cercando di divertirsi con azioni che solitamente si vedono nel cinque contro zero in allenamento.
Tanto dall’altra parte non c’è nessuno: il trentello è servito (86 - 54) quando alla fine manca ancora un quarto di supplizio. I padroni di casa lasciano spazio a giovani e giovanissimi concedendo la giusta standing ovation ai vari Green, Cole e Ndaye sul 92 a 58. Alla fine saranno 110 per i padroni di casa, 72 per gli sventurati bianconeri in procinto di trasferirsi direttamente a Belgrado dove martedì affronteranno il Partizan di Andrea Trinchieri forse già con Craft in regia.