Democratici, vertici azzerati Borgonovo Re si è dimessa
Vertici azzerati, congresso TRENTO in vista e due opzioni politiche che paiono profilarsi all’orizzonte. Dopo la batosta elettorale, i democratici del trentino s’interrogano su come uscire dall’angolo.
Donata Borgonovo Re si ritiene arrivata alla fine della sua carriera da dirigente di partito. Ieri sera si è dimessa da presidente e da componente dell’assemblea, ma resta nel Pd. «La mie dimissioni sono irrevocabili. personalmente giudico al capolinea la mia esperienza politica. Sento di non avere più nulla da dare negli organi dirigenti. A questa ragione aggiungo che questi ultimi mesi sono stati terribili. È vero che le responsabilità sono collegiali, ma anche personali». In sua assenza, il compito essenziale di convocare l’assemblea potrà essere assunto da Anna Tovazzi, o Sergio Barbacovi, in qualità di decani.
Andandosene, Borgonovo Re indica anche le possibili scelte immediate del partito. «Oltre che il futuro presidente, credo si debba individuare un piccolo gruppo che sostituisca il coordinamento, un organo già zoppo per alcune assenze e per altro espressione di aggregazioni assembleari che oggi sono in gran parte cambiate». Inoltre, l’ex assessora alla Salute suggerisce anche la costituzione di «un gruppo di lavoro che faccia un’analisi puntuale di questa nostra sconfitta, ci sono già le disponibilità di persone qualificate per studiare i flussi di voto». Quanto al congresso, Borgonovo Re è tra coloro che vedrebbero bene la concomitanza di livello provinciale e Donata Borgonovo Re si è dimessa da presidente e dall’assemblea Giudica terminata la propria carriera politica nazionale. «Credo si possano marcare i necessari distinguo anche votando nel medesimo giorno».
Come annunciato, volta pagina anche il segretario Giuliano Muzio. «Credo che la proposta più sensata sia ripartire da un azzeramento totale. La nostra assemblea ha solo due anni e mezzo, ma po- liticamente è come ne fossero passati cento. Io lascio e non mi candiderò al congresso». Un appuntamento che anche il segretario vorrebbe far coincidere con la data nazionale, ad oggi metà febbraio e che ieri sera si è detto disponibile a preparare in qualità di reggente. Nel frattempo vanno «definite le regole». Un esercizio in cui i dem non hanno rivali. «So che i tempi potrebbero dilatarsi — ammette Muzio — ma se in queste condizioni c’è ancora qualcuno che pensa di poter traccheggiare vuol dire che del voto non ha capito nulla».
Tra chi, ieri sera, è interve- nuto per criticare la scelta che portò alla rottura con il Patt, c’è Vera Rossi. «La rottura con il Patt ha significato la conclusione di un’esperienza di governo della nostra Provincia i cui risultati sono stati rivendicati da tutti noi durante questa campagna elettorale». E ora? «Oggi non abbiamo più responsabilità di governo, approfittiamo di questa condizione, come ha evidenziato Simone Casalini nel suo editoriale sul Corriere del Trentino per interrogarsi sul progetto del Pd e la sua funzione e per costruire una proposta capace di riconnettersi con il diffuso senso di precarietà e solitudine che caratterizza questo nostro tempo».
Come già Alessio Manica e Sara Ferrari, ieri anche Roberto Pinter si è espresso per celebrare il congresso provinciale in una data diversa «per poter sviluppare un dibattito autonomo da quello nazionale».
Comunque vada, gli orientamenti che si profilano sono due. C’è chi, come Manica e Pinter, vorrebbero fronteggiare la destra leghista con proposte politiche radicali e giovani leve al timone e chi, come Alessandro Olivi, Giorgio Tonini e Luca Zeni vorrebbero recuperare al centro, guardando alle esperienze civiche. Nulla però impedisce che il dibattito politico congressuale finisca per impaludarsi nell’eterno gioco delle cordate.
Il nodo della data
Chi spinge per un soggetto più territoriale vuole un’assise diversa da quella nazionale L’ex assessora Sento di non avere più nulla da dare negli organi dirigenti
Progetti
C’è chi vorrebbe formulare proposte radicali e chi guarda già al centro civico