DALLA PARTE DEL CITTADINO
GUERRA MONDIALE Ricordo da non affossare
Esattamente un secolo fa, il 3 novembre 1918, con la firma dell’armistizio tra Italia e Impero Austro-ungarico a Villa Giusti a Padova nel 1918, fu posta la parola «fine» al conflitto nella Prima Guerra Mondiale. Una guerra che fu devastante anche perché lunga e logorante, che lasciò un segno indelebile nell’animo e nei ricordi di tutte quelle generazioni che la combatterono, comprese in quelle successive che ne vissero le tragiche conseguenze. L’Italia risultata vincitrice ottenne in maniera ridimensionata le terre rivendicate nella stipulazione del patto di Londra, tanto che nonostante avesse ottenuto Trento con l’intera regione fino al Brennero e Trieste con l’Istria, fu esclusa della Dalmazia salvo per Zara. La vittoria «mutilata» comunque completò in massima parte la lunga opera di riunificazione nazionale iniziata con le insurrezioni antiaustriache del 1848 e poi proseguite nelle guerre d’indipendenza guidate dai Savoia.
Il Trentino sarebbe già potuto essere italiano diverso tempo addietro, nel 1866 quando Garibaldi in marcia su Trento con i suoi volontari si fermò a Bezzecca,
sia attraverso le pressioni tedesche all’Austria ancor prima del conflitto mondiale come compenso territoriale in cambio della neutralità italiana. L’ingresso dunque delle truppe italiane a Trento il 3 novembre dal ponte sul Fersina è assunto tra le immagini simboliche che demarcano il capitolo finale di una guerra costata centinaia di migliaia di vite
umane. Occorre ben rammentare che l’esercito imperiale (orfano già di Francesco Giuseppe nel 1916) era composto da un variegato mosaico di etnie che avevano iniziato a proclamare la loro indipendenza attraverso diverse sommosse. Già a fine Ottocento le ferree e restrittive politiche centralistiche asburgiche accompagnate da un crescente pangermanesimo istituzionale
si conciliavano poco con le diverse sensibilità popolari identitarie al suo interno. Una situazione che era ben percepita anche in Trentino e che fu denunciata anzitempo da Cesare Battisti, che si batté per un trattamento diverso del Trentino dal resto del Tirolo austro-tedesco che gravitava su Innsbruck. Il Trentino fu uno degli scenari più drammatici del conflitto vista la gran parte della sua popolazione coinvolta. Oggi per non dover affossare il ricordo di quella che rimane complessivamente anche una delle poche e più importanti vittorie italiane, occorrerebbe celebrarla consapevolmente come festa nazionale, tenendo conto delle particolari vicissitudini vissute nelle zone annesse.
Paolo Peruzzini, TRENTO