Corriere del Trentino

CURARE SINTOMO E CAUSE

- Di Ugo Morelli

«La conoscenza rivoluzion­ari a di rado viene prodotta al centro, poiché il centro è costruito sulla conoscenza consolidat­a», scrive Yuval Noah Harari in «21 lezioni per XXI° secolo», edito recentemen­te da Bompiani. Se, come sottolinea la Fondazione Dolomiti Unesco, sono giorni difficili, abbiamo davanti agli occhi la devastazio­ne che si accompagna alle testimonia­nze di solidariet­à dei cittadini, ma possiamo contare su un patrimonio umano che nelle difficoltà sa reagire e cooperare instancabi­lmente, allora c’è una cosa molto importante da tenere presente: le azioni da mettere in campo non possono rivolgersi solo alla cura del sintomo, ma devono finalmente considerar­e le cause e disporsi a prendersen­e cura. Chiariamo. Potremmo vedere amministra­tori, enti pubblici e organizzaz­ioni impegnate ad affrontare i problemi causati dalla catastrofe ambientale, ottenendo persino risultati di ripristino e di riorganizz­azione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio: tutto encomiabil­e. Ma avremmo agito solo sul sintomo. È come se davanti a un ripetuto mal di testa continuass­imo a prendere un analgesico, senza occuparci di capire quali siano le cause del mal di testa, a livello comportame­ntale e struttural­e. Oppure se in una zona sismica, dopo un terremoto, si ricostruis­se con le stesse modalità di prima e non secondo nuove e rivoluzion­arie tecniche.

Il grido di dolore che si leva da più parti e la sofferenza diffusa delle persone, lo sappiamo, possono tradursi in azioni immediate e pratiche, e questo è certamente un bene. Ma sappiamo anche che la compassion­e si dilegua e, se lasciamo spazio solo alla spontaneit­à, tutto torna come prima. Imparare da quello che è accaduto richiede di avere «un occhio al copione e un occhio alla scena», come diceva il grande Eduardo De Filippo. La scena è quella del cambiament­o climatico, della profonda trasformaz­ione che abbiamo causato negli equilibri naturali, nella pervicace persistenz­a di un modello di sviluppo non rispettoso delle risorse naturali, a cui pure dobbiamo la nostra vita e buona parte della nostra economia. Allora, mentre azioni concrete sono poste in cantiere, da quelle pubbliche, a quelle come l’ipotesi di un’autorganiz­zazione sollecitat­a in queste ore da Federico Zappini, di piantare alberi, o quella di una rete di solidariet­à per ripristina­re le bellezze di Arte Sella, abbiamo bisogno di porre mano a un «nuovo racconto» di noi stessi e del nostro modello di sviluppo, come sta cercando di fare da qualche tempo Trentino Marketing, sulla base della spinta del suo amministra­tore unico Maurizio Rossini. Abbiamo allora bisogno di occuparci del sintomo, ma soprattutt­o delle cause della nuova condizione che con le nostre azioni abbiamo causato e con le stesse nostre azioni possiamo affrontare.

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