Corriere del Trentino

Ragazza stuprata sul Lungo Isarco Giovane condannato a dodici anni

Il richiedent­e asilo pochi giorni dopo aveva tentato di violentare un’altra donna

- Silvia M. C. Senette

BOLZANO Dodici anni di carcere, interdizio­ne perpetua dai pubblici uffici, stato di interdizio­ne legale durante l’esecuzione della pena ed espulsione dal territorio dello Stato non appena espiata la condanna.

È una sentenza esemplare quella inflitta ieri in aula dal giudice Walter Pelino, chiamato a presiedere il processo con rito abbreviato a carico del giovane africano che nel 2017 si era reso responsabi­le di due violenze sessuali avvenute lungo la pista ciclabile vicina al Twenty, a Bolzano.

A determinar­e il pugno di ferro con cui il magistrato ha stabilito il verdetto, «la particolar­e gravità dei fatti», la «tendenza a fingere e a imbrogliar­e in continuazi­one per tentare di discolpars­i» e la convinzion­e del giudice che, se non fosse stato arrestato, il giovane «sarebbe diventato uno stupratore seriale». Al ventenne nigeriano erano stati contestati tre episodi di violenza. Il primo, avvenuto all’alba del 6 agosto 2017 a carico di una minorenne che si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Nicola Nettis, gli è poi valso la condanna per violenza sessuale. A due soli giorni di distanza, all’alba dell’8 agosto 2017, era seguito il tentato stupro, con identiche modalità, sulla seconda vittima: una signora di mezza età che era riuscita a dare l’allarme facendolo arrestare. Infine il presunto stupro di gruppo, di soli due mesi prima, la cui accusa era decaduta su richiesta del pubblico ministero Luisa Mosna per insufficie­nza di prove.

L’imputato, ammesso a gratuito patrocinio in quanto disoccupat­o, è stato seguito dall’avvocato Martin Fill, il cui onorario per la difesa sarà saldato dai contribuen­ti. Così come sarà la collettivi­tà a pagare per la perizia eseguita dallo psichiatra Eraldo Mancioppi per stabilire se le crisi isteriche inscenate in carcere fossero reali o, come appurato, false.

Non saranno invece garantiti da alcun benefattor­e i 100 mila euro di risarcimen­to del danno non patrimonia­le che il giudice ha stabilito spettare alla vittima dello stupro; cifra che, in quanto nullatenen­te, l’imputato non sarà in grado di versare.

Il processo concluso ieri ha dovuto sciogliere diversi nodi, tra cui la reale età del ragazzo che, autodichia­ratosi del 1999 quando era arrivato in Italia, una volta arrestato aveva sostenuto di essere minorenne. La prima perizia disposta dal tribunale dei minori aveva però stabilito che la sua età era superiore ai 19 anni e il fascicolo era stato rimbalzato al tribunale di Bolzano. Ma un mese fa la madre del ragazzo aveva inviato dalla Nigeria un certificat­o anagrafico redatto a mano in cui si sosteneva che il figlio fosse nato nel marzo del 2000. Documento a cui il magistrato non ha dato alcuna credibilit­à.

Il giovane, che si era dichiarato innocente fino a quando il test del dna non lo aveva inchiodato alle sue responsabi­lità, aveva successiva­mente confessato. Ieri, in piedi di fronte al giudice prima della lettura della sentenza, ha commentato: «Se sono stato io mi scuso». Ora è in carcere a Trento dove i 12 anni di pena potrebbero concluders­i, con gli sconti previsti, tra soli 7 anni, al termine dei quali un aereo lo riporterà in patria in esecuzione dell’espulsione diretta richiesta in aula dal pm, come espressame­nte previsto dal nostro codice penale.

 Il giudice «Fatti molto gravi: se non fosse stato arrestato, sarebbe diventato uno stupratore seriale»

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