Ragazza stuprata sul Lungo Isarco Giovane condannato a dodici anni
Il richiedente asilo pochi giorni dopo aveva tentato di violentare un’altra donna
BOLZANO Dodici anni di carcere, interdizione perpetua dai pubblici uffici, stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena ed espulsione dal territorio dello Stato non appena espiata la condanna.
È una sentenza esemplare quella inflitta ieri in aula dal giudice Walter Pelino, chiamato a presiedere il processo con rito abbreviato a carico del giovane africano che nel 2017 si era reso responsabile di due violenze sessuali avvenute lungo la pista ciclabile vicina al Twenty, a Bolzano.
A determinare il pugno di ferro con cui il magistrato ha stabilito il verdetto, «la particolare gravità dei fatti», la «tendenza a fingere e a imbrogliare in continuazione per tentare di discolparsi» e la convinzione del giudice che, se non fosse stato arrestato, il giovane «sarebbe diventato uno stupratore seriale». Al ventenne nigeriano erano stati contestati tre episodi di violenza. Il primo, avvenuto all’alba del 6 agosto 2017 a carico di una minorenne che si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Nicola Nettis, gli è poi valso la condanna per violenza sessuale. A due soli giorni di distanza, all’alba dell’8 agosto 2017, era seguito il tentato stupro, con identiche modalità, sulla seconda vittima: una signora di mezza età che era riuscita a dare l’allarme facendolo arrestare. Infine il presunto stupro di gruppo, di soli due mesi prima, la cui accusa era decaduta su richiesta del pubblico ministero Luisa Mosna per insufficienza di prove.
L’imputato, ammesso a gratuito patrocinio in quanto disoccupato, è stato seguito dall’avvocato Martin Fill, il cui onorario per la difesa sarà saldato dai contribuenti. Così come sarà la collettività a pagare per la perizia eseguita dallo psichiatra Eraldo Mancioppi per stabilire se le crisi isteriche inscenate in carcere fossero reali o, come appurato, false.
Non saranno invece garantiti da alcun benefattore i 100 mila euro di risarcimento del danno non patrimoniale che il giudice ha stabilito spettare alla vittima dello stupro; cifra che, in quanto nullatenente, l’imputato non sarà in grado di versare.
Il processo concluso ieri ha dovuto sciogliere diversi nodi, tra cui la reale età del ragazzo che, autodichiaratosi del 1999 quando era arrivato in Italia, una volta arrestato aveva sostenuto di essere minorenne. La prima perizia disposta dal tribunale dei minori aveva però stabilito che la sua età era superiore ai 19 anni e il fascicolo era stato rimbalzato al tribunale di Bolzano. Ma un mese fa la madre del ragazzo aveva inviato dalla Nigeria un certificato anagrafico redatto a mano in cui si sosteneva che il figlio fosse nato nel marzo del 2000. Documento a cui il magistrato non ha dato alcuna credibilità.
Il giovane, che si era dichiarato innocente fino a quando il test del dna non lo aveva inchiodato alle sue responsabilità, aveva successivamente confessato. Ieri, in piedi di fronte al giudice prima della lettura della sentenza, ha commentato: «Se sono stato io mi scuso». Ora è in carcere a Trento dove i 12 anni di pena potrebbero concludersi, con gli sconti previsti, tra soli 7 anni, al termine dei quali un aereo lo riporterà in patria in esecuzione dell’espulsione diretta richiesta in aula dal pm, come espressamente previsto dal nostro codice penale.
Il giudice «Fatti molto gravi: se non fosse stato arrestato, sarebbe diventato uno stupratore seriale»