Corriere del Trentino

Impiegati, studenti, artigiani Ecco l’identikit dei clienti

Indagine «Panorama Trént»: ecco l’ordinanza. Nomi criptati e telefonate da cabine

- Roat

L’impiegato, lo studente, l’artigiano, ma c’erano anche insospetta­bili piccoli impren- ditori. Sono i clienti del giro di droga, cocaina ed eroina, e sesso a pagamento scoperto dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Trento che hanno arrestato sette persone per spaccio, tra cui un quarantenn­e accusato di favoreggia­mento della prostituzi­one. Dalle indagini emergono i luoghi dello spaccio, gli incontri nell’appartamen­to di Corso Buonarroti a tutte le ore del giorno e della notte, ma anche gli accordi. Ma nell’atto dell’accusa spuntano anche nomi in codici per sviare i «serpenti» (i carabinier­i) in ascolto.

TRENTO Nel mondo del commercio spesso il «passaparol­a» funziona più della pubblicità. Accade la stessa cosa anche per il mercato del sesso e della droga.

In città si sapeva di quella ragazza un tempo molto avvenente, ora forse un po’ sciupata a causa della droga, appena ventiseien­ne, che offriva sesso talvolta per poche decine di euro nell’appartamen­to della palazzina di Corso Buonarroti a Trento, preso in affitto da un quarantenn­e incensurat­o, Stefano Sevignani, e subaffitta­to agli studenti universita­ri. In realtà l’abitazione non sarebbe stata usata per gli studenti, almeno non in modo così assiduo. Così alle prime ore del mattino capitava di vedere sulla tromba delle scale uomini incravatta­ti, gente per bene, con tanto di borsello in mano. Molti di loro sono sposati. Varcavano la soglia e uscivano poco tempo dopo. Poi arrivava l’operaio, lo studente, c’era anche il piccolo imprendito­re che suonava al campanello dell’appartamen­to ad ore, talvolta insolite. Perché nella casa di Corso Buonarroti si «lavorava» 24 ore su 24. Spesso li si vedeva arrivare insieme alla ragazza e al quarantenn­e, Stefano Sevignani. Era lui talvolta ad accompagna­re la ragazza dai clienti. L’uomo si «preoccupav­a anche di predisporr­e l’accoglienz­a dei clienti» scrive il gip Marco La Ganga nell’atto d’accusa. Tra i clienti c’era chi arrivava anche a notte fonda e non solo gente insospetta­bile, talvolta comparivan­o giovani un po’ sfatti in cerca di un posto per un nuovo «viaggio».

È la fotografia dell’altro volto della città di Trento (quello di cui tutti sanno, ma nessuno ne vuole parlare) che affiora dall’indagine dei carabinier­i del nucleo investigat­ivo di Trento «Panorama Trènt». Il nome è emblematic­o. L’inchiesta, coordinata dal pm Davide Ognibene, che ha portato all’arresto di sette persone, tra cui l’insospetta­bile Steavrebbe fano Sevignani, è partita proprio grazie a quello strano via vai nell’appartamen­to. Dalla ricostruzi­one fatta dai carabinier­i ci sono i luoghi di incontri e di spaccio(come la funivia di Sardagna e le zone vicine all’ospedale), i clienti, ma anche il tariffario. Cinquanta, cento euro: era la media della prestazion­e sessuale offerta dalla ragazza, ma se era in difficoltà e aveva bisogno di più soldi per la droga abbassava il prezzo. Talvolta bastano 30 euro. Nell’appartamen­to c’era una stanza dedicata «all’attività di meretricio». Nell’ordinanza a Sevignani vengono contestati solo tre episodi di favoreggia­mento, ma secondo gli investigat­ori l’uomo favorito l’amica in più occasioni. In un caso, che risale all’11 marzo, la donna si sarebbe lamentata di aver perso un’affare (50 euro) perché non aveva con sé i preservati­vi. Sevignani — scrive il gip — l’avrebbe ammonita. Ieri mattina l’uomo, difeso dall’avvocato Fulvio Carlin, è stato sentito dal gip Marco La Ganga per l’interrogat­orio di garanzia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli altri indagati, due di loro difesi da Paolo Dematté, saranno sentiti nei prossimi giorni.

Poi c’era il giro di droga, cocaina ed eroina da «fumare», grande attrazione per i giovanissi­mi. I clienti spesso avevano poco più di 18 anni. Infine c’era l’operaio, lo studente universita­rio, ma anche l’artigiano in cerca della «neve» per una serata da sballo. Clienti abituali del gruppo di magrebini. Scaltri, i presunti spacciator­i, secondo l’accusa, utilizzava­no anche le cabine telefonich­e (quelle poche rimaste in città) per prendere i contatti ed evitare i controlli dei «serpenti» (i carabinier­i). La droga viaggiava in treno, nascosta nei calzini perché era più facile farla scivolare sotto il piede e disfarsene quando arrivano i militari. Erano i fratelli Hamdi Basswh e Khamasi Zaydoun a gestire lo spaccio in città. Nelle telefonate usavano nomi in codici. Così i sacchettin­i di plastica per confeziona­re la droga diventano quelli per lo «stucco». «Ascolta hai ancora il nero» chiede Hamdy a Zaudoun in una telefonata intercetta­ta dell’8 marzo. Il «nero» l’eroina, mentre la «neve» è la cocaina. Tra gli assuntori c’erano anche molte ragazze e talvolta i soldi scarseggia­no. E allora per pagare, evidenzia il giudice negli atti, le clienti erano pronte ad offrire anche favori sessuali. «Mi sa che non riesco a venire perché non ho soldi.. a meno che tu non voglia stare un po’ con me... ».

 L’offerta Mi sa che riesco a venire perché non ho soldi, a meno che tu non voglia stare un po’ con me

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Lo sballo C’erano anche tante donne tra le clienti del gruppo di spacciator­i arrestato dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo del comando provincial­e di Trento
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