Psenner: «Agritur, normative Ue da cambiare»
Eurac, ieri il congresso mondiale. «Favorito l’ingrandimento, i piccoli si perdono»
BOLZANO «L’Unione europea è sulla via giusta nel tema dei supporti per l’agricoltura? Forse no. Forse dovremmo cambiare». Usa parole diplomatiche ma decise Roland Psenner, presidente dell’Eurac, per raccontare, a margine del primo convegno mondiale sull’agriturismo ospitato a Bolzano fino a domani, i punti critici del settore. «I contributi europei sono basati sull’area, sugli ettari. Ma chi fa agriturismo in senso vero e proprio non sono certo i grandi operatori — prosegue —. La politica europea favorisce l’ingrandimento e negli ultimi 20 anni i piccoli agricoltori si sono persi. È tutto concentrato su grandi campi, grandi imprese, agricolture intensive, e così non funzionerà più».
L’agriturismo, nella concezione originaria, si basa su tre concetti cardine: il valore della diversità, regioni sane e una popolazione che vive in salute. In sostanza si parla di un’attività turistica in una fattoria funzionante, spesso a gestione familiare, in cui l’agricoltura assorbe il contadino ben oltre rispetto alla cura al turista ospitato. «Qui in Alto Adige abbiamo 2.800 imprese che fanno agriturismo con queste tre caratteristiche — prosegue il presidente —. Un hotel in un campo dove di sera puoi accarezzare due pecorelle è agriturismo? No, questo è turismo in zone rurali. Noi parliamo di “vacanze in fattoria”: progetti di agricoltura ecologica, sostenibile, dove il turista può capire come funziona la terra». Un modello che, da ieri, viene discusso alla presenza di 280 partecipanti provenienti da 42 Paesi di tutto il mondo. Una piattaforma internazionale che vede a confronto ricercatori, esperti, stakeholder, professionisti e rappresentanti istituzionali. «Così forse, al termine dei lavori, avremo a disposizione un concetto diverso e molto più allargato degli agritur».
Un tema centrale per il territorio che ha interessanti risvolti economici. «L’inventore dell’agriturismo è stata l’Italia e negli ultimi dieci anni il numero di fattorie che fanno ricettività è cresciuto di oltre il 60% con un fatturato di 1,36 miliardi di euro. Ma la sua importanza in Alto Adige è molto più elevata — spiega Leo Tiefenthaler, presidente dell’Unione agricoltori e coltivatori diretti altoatesini che ha co-sviluppato l’evento —. Dopo frutta, latte e vino, l’agriturismo è la quarta colonna dell’agricoltura altoatesina, con 2,5 milioni di pernottamenti l’anno che coprono l’8% del totale in provincia». «Abbiamo ancora il pregio di avere strutture molto piccole che favoriscono lo sviluppo dell’agriturismo vero, che in altre parti del Paese e d’Europa non esiste più» conclude Psenner.