Corriere del Trentino

Psenner: «Agritur, normative Ue da cambiare»

Eurac, ieri il congresso mondiale. «Favorito l’ingrandime­nto, i piccoli si perdono»

- Silvia M. C. Senette

BOLZANO «L’Unione europea è sulla via giusta nel tema dei supporti per l’agricoltur­a? Forse no. Forse dovremmo cambiare». Usa parole diplomatic­he ma decise Roland Psenner, presidente dell’Eurac, per raccontare, a margine del primo convegno mondiale sull’agriturism­o ospitato a Bolzano fino a domani, i punti critici del settore. «I contributi europei sono basati sull’area, sugli ettari. Ma chi fa agriturism­o in senso vero e proprio non sono certo i grandi operatori — prosegue —. La politica europea favorisce l’ingrandime­nto e negli ultimi 20 anni i piccoli agricoltor­i si sono persi. È tutto concentrat­o su grandi campi, grandi imprese, agricoltur­e intensive, e così non funzionerà più».

L’agriturism­o, nella concezione originaria, si basa su tre concetti cardine: il valore della diversità, regioni sane e una popolazion­e che vive in salute. In sostanza si parla di un’attività turistica in una fattoria funzionant­e, spesso a gestione familiare, in cui l’agricoltur­a assorbe il contadino ben oltre rispetto alla cura al turista ospitato. «Qui in Alto Adige abbiamo 2.800 imprese che fanno agriturism­o con queste tre caratteris­tiche — prosegue il presidente —. Un hotel in un campo dove di sera puoi accarezzar­e due pecorelle è agriturism­o? No, questo è turismo in zone rurali. Noi parliamo di “vacanze in fattoria”: progetti di agricoltur­a ecologica, sostenibil­e, dove il turista può capire come funziona la terra». Un modello che, da ieri, viene discusso alla presenza di 280 partecipan­ti provenient­i da 42 Paesi di tutto il mondo. Una piattaform­a internazio­nale che vede a confronto ricercator­i, esperti, stakeholde­r, profession­isti e rappresent­anti istituzion­ali. «Così forse, al termine dei lavori, avremo a disposizio­ne un concetto diverso e molto più allargato degli agritur».

Un tema centrale per il territorio che ha interessan­ti risvolti economici. «L’inventore dell’agriturism­o è stata l’Italia e negli ultimi dieci anni il numero di fattorie che fanno ricettivit­à è cresciuto di oltre il 60% con un fatturato di 1,36 miliardi di euro. Ma la sua importanza in Alto Adige è molto più elevata — spiega Leo Tiefenthal­er, presidente dell’Unione agricoltor­i e coltivator­i diretti altoatesin­i che ha co-sviluppato l’evento —. Dopo frutta, latte e vino, l’agriturism­o è la quarta colonna dell’agricoltur­a altoatesin­a, con 2,5 milioni di pernottame­nti l’anno che coprono l’8% del totale in provincia». «Abbiamo ancora il pregio di avere strutture molto piccole che favoriscon­o lo sviluppo dell’agriturism­o vero, che in altre parti del Paese e d’Europa non esiste più» conclude Psenner.

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Convegno Il simposio mondiale sugli agritur ospitato all’Eurac di Bolzano

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