Giunta, entra in ballo la Regione
Fugatti potrebbe rinunciare a rappresentare la staffetta italiana
TRENTO Qualcuno pensava, sperava, o temeva che sarebbe stato l’incontro decisivo. Invece, anche ieri sera il centrodestra si è ritrovato senza trovare la bossiana «quadra». Anche perché mancava il protagonista: Maurizio Fugatti, già alle prese con gli impegni romani. Qualche novità, tuttavia, emerge ugualmente. Ad esempio, l’idea di indicare una figura diversa da quella di Fugatti per la presidenza trentina della Regione.
Ieri sera, non se n’è parlato, ma l’ipotesi circola, anche perché non sarà facile accontentare tutti. Mirko Bisesti, segretario della Lega, è stato chiaro: non meno di quattro assessori e il presidente del consiglio. Oltre che sui numeri, la Lega ha già fatto capire di puntare a sanità (Segnana), turismo (Failoni), agricoltura (Paccher o Zanotelli), urbanistica, lavori pubblici, cultura, sicurezza. Cederà a Rodolfo Borga, probabile vicepresidente, gli enti locali. Poi Fugatti assegnerà le materie economiche a un tecnico. Per gli alleati resta poco. I più papabili Sono molte le liste e i consiglieri che Maurizio Fugatti rischia di scontentare. La sua non sarà una scelta facile (Rensi) per l’ultimo assessorato che resta sono Mario Tonina (Pt) e Walter Kaswalder (Ap). Quest’ultimo coltiverebbe anche il sogno di essere indicato presidente della Regione per la parte italiana della staffetta. Nell’attesa, potrebbe diventare presidente del consiglio regionale.
Tra gli alleati della Lega c’è chi spera che Bisesti possa cedere almeno sulla presidenza del consiglio provinciale, che per altro le opposizioni rivendicano. Il nome che si fa è quello di Tonina, ma prima di tutto bisognerà capire se alle europee ci potrà essere l’election day e se quindi Giulia Zanotelli potrà restare in Trentino.
Intanto, uno dei possibili esclusi dalla giunta, Claudio Cia, si mostra sereno. «Ho sostenuto Fugatti senza pensare a possibili tornaconti. Ora decidere spetta a lui: l’unica cosa che chiedo, in caso di esclusione, è capire il perché».