Don Bettega: «L’incontro con l’islam ci arricchisce»
Breigheche: «Il nostro centro aperto a tutti». La storia di Lorena: io aiutata da un musulmano
TRENTO «Nessuna preghiera è illegale», è questo il motto della diciassettesima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico a cui ieri hanno aderito anche le comunità religiose di Trento. In occasione della ricorrenza, celebrata ufficialmente lo scorso 27 ottobre, il Centro islamico di Gardolo ha ospitato una delegazione della Chiesa trentina guidata da don Cristiano Bettega, già direttore dell’Ufficio ecumenico della conferenza episcopale italiana e nuovo delegato per l’area testimonianza della Diocesi di Trento.
Nata dall’iniziativa di un gruppo di intellettuali, religiosi e professori all’indomani della tragedia delle Torri gemelle, la Giornata ha lo scopo di mettere fine all’ostilità e al pregiudizio verso i musulmani e il loro credo, ancora oggi diffusi nella popolazione. «Non vogliamo essere ghettizzati, ma vogliamo vivere insieme alle altre comunità religiose. Non abbiamo ancora fatto abbastanza, ma la nostra volontà è di portare avanti questo dialogo e far conoscere la nostra realtà. Le porte del nostro centro sono aperte a tutt», ha detto l’imam Aboulkheir Breigheche dando il benvenuto a tutti gli ospiti. Tra questi, appunto, don Cristiano Bettega, il quale ha voluto lanciare un messaggio a chi è rimasto fuori. «Questa serata è anche un incontro di provocazione per chi si disinteressa a queste occasioni di dialogo. Paradossalmente sono proprio loro che hanno bisogno di questi momenti. Tanto più io incontro l’altro tanto più mi arricchisco. In questo senso è necessaria oggi una conversione continua all’uomo».
Quindi la testimonianza di alcuni giovani del Centro Astalli. «In questi anni ci siacidente. mo accorti che le frontiere più difficili da superare sono realmente quelle mentali — spiega Lorena, una giovane operatrice dell’Astalli — C’è stato un periodo della mia vita, quando aspettavo la mia bambina, che ho perso il lavoro e mio marito in un in- Ricordo che l’unica persona che poi mi ha aiutata a trovare un lavoro è stata una persona musulmana, proprio una di quelle a cui generalmente e pregiudizialmente diciamo che viene in Italia a rubarci il lavoro».