Alto Adige, nel 2019 frenata del Pil: 1,4%
Le stime dell’Ipl, che partono da un peggioramento alla fine del 2018 Perini: «Rallentamento internazionale, esportazioni in diminuzione»
BOLZANO In Alto Adige la ripresa economica perde un po’ di slancio nell’autunno 208 e nel 2019 «scalerà marcia» dice il direttore dell’Ipl Stefan Perini. La stima per il Pil 2018 è al 2%, ma per il 2019 addirittura si prevede una contrazione al +1,4%.
A preoccupare gli esperti sono soprattutto il possibile inasprimento della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e i dubbi sulla stabilità finanziaria di paesi debitori quali Italia, Argentina e Turchia. Nei paesi dell’Europa centrale, in particolare in Germania, la carenza di personale qualificato inizia a porre dei limiti alla crescita economica.
Così l’Alto Adige comincia a preoccuparsi: «Nel barometro d’autunno appare una novità poco piacevole: l’indicatore che misura le aspettative dei lavoratori relativamente all’andamento economico dell’Alto Adige nei prossimi 12 mesi si mostra in calo per la terza volta consecutiva. Si può quindi affermare con certezza che ci si trova di fronte a un trend in calo» segnala l’Ipl.
Stiamo parlando di una situazione molto positiva, rispetto ad altri territori italiani, tuttavia «i primi segnali sono dati dal calo delle esportazioni altoatesine nel secondo trimestre dell’anno». Le conseguenze ancora non impattano sulla congiuntura economica, ma gli effetti futuri non tarderanno, secondo Ipl. Per il 2018 il Pil è dato a +2%, ma «nel 2019 il rallentamento dell’economia internazionale impatterà in misura maggiore sull’economia altoatesina attraverso il commercio estero, portando per il 2019 la stima di crescita al +1,4%», conclude Perini.
La presidente Ipl, Christine Pichler, afferma: «L’Alto Adige oggi si trova in una competizione europea per attirare i migliori talenti. Per avere successo, il nostro territorio deve diventare più attrattivo per il personale qualificato. Si deve puntare su contratti di lavoro stabili, possibilità di sviluppo professionale, orari di lavoro flessibili e conciliabili con le esigenze familiari, un clima di lavoro collaborativo e soprattutto su una retribuzione dignitosa. Solo in questo modo si può frenare la “fuga dei cervelli” dall’Alto Adige e solo così arriveranno nel nostro territorio le nuove figure professionali di cui abbiamo urgentemente bisogno».
Sempre ieri la Camera di commercio di Trento ha diffuso i dati sugli investimenti delle imprese nel 2017, che crescono dell’1,8% rispetto all’anno 2016.