«Affido condiviso, legge abominevole»
In cento al presidio contro il decreto Pillon. Le attiviste: «Danneggia i minori»
TRENTO Noto con il nome del primo firmatario —il senatore leghista Pillon — il disegno di legge sull’affido condiviso ha indotto ieri migliaia di persone a scendere in strada per una mobilitazione generale di protesta. Oltre 60 sono le città che hanno aderito, tra queste anche Trento. Al presidio in largo Carducci organizzato dal movimento «Non una di meno» hanno preso parte un centinaio di manifestanti. Una partecipazione significativa e trasversale che ha riguardato donne e uomini, giovani e meno giovani. «È una legge abominevole sia dal punto di vista dei diritti dell’infanzia che dal punto di vista dei diritti civili», afferma Sofia, una giovane studentessa. «Dobbiamo cercare di bloccare questa deriva barbarica che porta indietro l’Italia di alcuni decenni», dice un signore tra la folla a proposito del decreto, tutt’ora in discussione alla commissione Giustizia del Senato. Una delle principali critiche riguarda le disposizioni a garanzia della bigenitorialità. Il testo del decreto prevede che il figlio minore debba «trascorrere con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollenti». Ciò vuol dire che, «indipendentemente dai rapporti intercorrenti tra i due genitori», deve essere garantita una «sostanziale equivalenza dei tempi di frequentazione del minore con ciascuno dei genitori nel corso dell’anno». Un indecente fifty-fifty ai danni del bambino secondo le attiviste di »Non una di meno»: «Significa non tener conto dei bisogni del minore, costretto a cambiare continuamente spazi e abitudini».
Il decreto introduce inoltre la mediazione obbligatoria in difesa dell’unità familiare. In caso di presenza di figli minori, i genitori saranno obbligati così a rivolgersi ad un mediatore familiare a pagamento, ad eccezione del primo incontro gratuito.
«Ciò ostacola la possibilità di separarsi perché un genitore in difficoltà economiche è impossibilitato a pagare la mediazione», spiegano le attiviste. E inoltre, continuano, «in questo modo la donna vittima di violenza è obbligata a relazionarsi con il partner violento». Altro punto critico è quindi il piano genitoriale che gli ex coniugi dovranno predisporre in accordo con il mediatore per le attività del minore e le frequentazioni. Nel piano genitoriale, approvato dal giudice, saranno descritte «la misura e la modalità con cui ciascuno dei genitori provvede al mantenimento diretto dei figli», in misura proporzionale al reddito di ciascuno. «Cancellando l’assegno di mantenimento — sostengono i manifestanti — si forza la negoziazione delle spese quotidiane e si aumenta la conflittualità tra i genitori».