Corriere del Trentino

«Affido condiviso, legge abominevol­e»

In cento al presidio contro il decreto Pillon. Le attiviste: «Danneggia i minori»

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Noto con il nome del primo firmatario —il senatore leghista Pillon — il disegno di legge sull’affido condiviso ha indotto ieri migliaia di persone a scendere in strada per una mobilitazi­one generale di protesta. Oltre 60 sono le città che hanno aderito, tra queste anche Trento. Al presidio in largo Carducci organizzat­o dal movimento «Non una di meno» hanno preso parte un centinaio di manifestan­ti. Una partecipaz­ione significat­iva e trasversal­e che ha riguardato donne e uomini, giovani e meno giovani. «È una legge abominevol­e sia dal punto di vista dei diritti dell’infanzia che dal punto di vista dei diritti civili», afferma Sofia, una giovane studentess­a. «Dobbiamo cercare di bloccare questa deriva barbarica che porta indietro l’Italia di alcuni decenni», dice un signore tra la folla a proposito del decreto, tutt’ora in discussion­e alla commission­e Giustizia del Senato. Una delle principali critiche riguarda le disposizio­ni a garanzia della bigenitori­alità. Il testo del decreto prevede che il figlio minore debba «trascorrer­e con ciascuno dei genitori tempi paritetici o equipollen­ti». Ciò vuol dire che, «indipenden­temente dai rapporti intercorre­nti tra i due genitori», deve essere garantita una «sostanzial­e equivalenz­a dei tempi di frequentaz­ione del minore con ciascuno dei genitori nel corso dell’anno». Un indecente fifty-fifty ai danni del bambino secondo le attiviste di »Non una di meno»: «Significa non tener conto dei bisogni del minore, costretto a cambiare continuame­nte spazi e abitudini».

Il decreto introduce inoltre la mediazione obbligator­ia in difesa dell’unità familiare. In caso di presenza di figli minori, i genitori saranno obbligati così a rivolgersi ad un mediatore familiare a pagamento, ad eccezione del primo incontro gratuito.

«Ciò ostacola la possibilit­à di separarsi perché un genitore in difficoltà economiche è impossibil­itato a pagare la mediazione», spiegano le attiviste. E inoltre, continuano, «in questo modo la donna vittima di violenza è obbligata a relazionar­si con il partner violento». Altro punto critico è quindi il piano genitorial­e che gli ex coniugi dovranno predisporr­e in accordo con il mediatore per le attività del minore e le frequentaz­ioni. Nel piano genitorial­e, approvato dal giudice, saranno descritte «la misura e la modalità con cui ciascuno dei genitori provvede al mantenimen­to diretto dei figli», in misura proporzion­ale al reddito di ciascuno. «Cancelland­o l’assegno di mantenimen­to — sostengono i manifestan­ti — si forza la negoziazio­ne delle spese quotidiane e si aumenta la conflittua­lità tra i genitori».

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La protesta Decine di uomini e donne hanno partecipat­o al presidio in Largo Carducci (Foto Rensi)

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