Corriere del Trentino

Oman, Paese ricco di storia e natura

- Di Paul Renner

Il sultano Gaboos guida dagli anni ’70 in modo lungimiran­te il suo Oman, che ho appena visitato con un gruppo di amici, rimasti sorpresi dalla bellezza e dal clima — meteorolog­ico ed umano — che vi si gode.

Situato in fondo alla penisola arabica, il Paese è ricco di una storia che lo ha visto dominare ampie regioni dell’Africa fino a Zanzibar, divenendo proprio per tale motivo un centro di traffico degli schiavi neri. Il sultanato è ricco di risorse energetich­e (gas e petrolio), di minerali (che aspetta a sfruttare quando finirà il petrolio), di marmi e datteri, ma anche degli introiti che derivano dal turismo. Da questo punto di vista l’Oman offre paesaggi che spaziano da ampie spiagge marine a vette che sfiorano i 3000 metri, innervate di canaloni, con cascate e laghetti che creano contrasto con le aree desertiche, ricche di dune sabbiose.

Da quando ha spodestato il padre conservato­re, Gaboos, formato dai suoi studi all’estero, ha intrapreso una politica di modernizza­zione del Paese tramite scuole, infrastrut­ture, posti di lavoro per gli omaniti ma anche per i tanti immigrati indiani, pakistani, filippini, che svolgono i lavori più umili. In ambito turistico sono stati realizzati alberghi moderni ed accoglient­i e anche gli italiani si sono fatti onore nel restaurare monumenti importanti quali il castello di Jabreen.

La nazione possiede cinque siti Unesco, anzi quattro. Uno è stato derubricat­o, in quanto un’area deputata alla tutela dell’orice (un’antilope dalle lunghe corna, tanto elegante quanto aggressiva), è stata ridotta perché vi sono stati scoperti giacimenti petrolifer­i. Che da noi esista il patrimonio Unesco che sono le Dolomiti è invece fatto assolutame­nte ignoto ai fieri abitanti di questa terra. Non le conoscono neppure i beduini che sfrecciano con le loro jeep nel deserto scorrazzan­do i turisti, e che pure parlano tutti inglese ed alcuni anche italiano e tedesco.

I turisti più numerosi sono infatti quelli tedeschi, seguiti dai francesi e quindi dagli italiani, che hanno scoperto l’Oman soprattutt­o grazie all’elegante padiglione del Paese presente alla recente Expo di Milano. I sempre più frequenti visitatori si infilano nei paesini, nei terrazzame­nti coltivati, nelle moschee… e trovano una popolazion­e orgogliosa ma anche oltremodo pacifica ed accoglient­e. Il che è strano, vista la situazione dei confinanti Arabia Saudita e Yemen. Si spiega tuttavia col fatto che qui i musulmani sono ibadhiti e dunque non severi come quelli di altre zone. I muezzin chiamano cinque volte al giorno alla preghiera, ma con scarso successo. Solo al venerdì le moschee si riempiono, prima fra tutte quella imponente di Muscat, capace di 20.000 posti, fatta realizzare dal sultano stesso, che la prossima settimana festeggerà il settantott­esimo compleanno. Altre moschee le ha donate la ricca famiglia Bahwan concession­aria Toyota nel Pese, che in questo modo assolve il dovere della zakat, ovvero dell’elemosina che i fedeli musulmani devono versare ai poveri. Questi però in Oman non esistono, perché il Sultano provvede per scuole e sanità gratuite e non riscuote alcuna tassa dai suoi sudditi.

Il compleanno di Gaboos sarà una festa popolare gioiosa ma segnata da due motivi di tristezza. Lo stimato sovrano è afflitto da tumore e sta perdendo piano piano la salute. Inoltre, non essendosi mai voluto sposare, non ha discendent­i diretti e molti sperano che si trovi un successore degno di raccoglier­ne l’eredità e di condurre il Paese ancor più verso un incontro sereno e costruttiv­o con il resto del mondo.

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