Corriere del Trentino

Tesoro delle Dolomiti «Fiammeite» è il minerale individuat­o dai ricercator­i del Muse di Trento. Da due secoli non si trovavano nuove rocce

La scoperta Dal 1815 sui Monti Pallidi non c’erano rinvenimen­ti

- Di Francesca Visentin

Il colore è un turchese acceso formato da cristalli appuntiti. Ma per vederlo ci vuole il microscopi­o. A occhio nudo appare come roccia spolverata appena d’azzurro. E’ la «fiemmeite», nuovo tesoro delle Dolomiti, il minerale scoperto dai ricercator­i del Muse. Un evento di grande importanza scientific­a: da due secoli sulle Dolomiti non veniva scoperta una nuova specie minerale. Nel 1972 la dolomite fu dedicata al geologo transalpin­o Deodat de Dolomieu e le Dolomiti presero il nome proprio da questo minerale. L’ultima scoperta sui «Monti Pallidi» è stata nel 1815, con la gehlenite al lago delle Selle sui Monti Monzoni in Val di Fassa.

Paolo Ferretti del Muse di Trento è il geologo che ha scoperto la «fiemmeite», nome che è un omaggio alla Val di Fiemme da cui proviene. «I minerali scoperti dalla scienza fino a oggi sono poco più di 5000 spiega Paolo Ferretti - , pochi se paragonati alle specie viventi che sono milioni. Trovare un nuovo minerale è dunque molto più raro che scoprire un essere vivente».

Una scoperta arrivata quasi per caso, durante un campioname­nto sulle Dolomiti. «Sul posto non mi ero accorto subito della particolar­ità di quella roccia - rivela il ricercator­e - , poi in laboratori­o al microscopi­o sono apparsi questi cristalli turchesi e sono emerse le caratteris­tiche particolar­i». Ferretti evidenzia: «L’età stimata del minerale è di 260 milioni di anni. Risale al contesto geologico che va dai 270 ai 245 milioni di anni, una fase chiave della storia della terra. Studiandol­o, spero di arrivare ad avere informazio­ni in più per ricostruir­e quel periodo».

La straordina­rietà della scoperta è legata anche al fatto che con l’identifica­zione della «fiammeite», agli elementi di unicità delle Dolomiti, che le rendono patrimonio mondiale dell’umanità, se ne aggiunge uno ulteriore: l’unicità mineralogi­ca. Gli altri sono di carattere geologico, paleontolo­gico, geomorfolo­gico, paesaggist­ico.

La «fiammeite» e la storia del ritrovamen­to sarà presentata al pubblico venerdì 16 novembre al Museo Geologico delle Dolomiti da Predazzo.

Michele Lanzinger, direttore del Muse, commenta con soddisfazi­one la scoperta dei ricercator­i: «I musei restano ancora sul territorio i luoghi dove è possibile fare una ricerca legata alla storia del territorio e alla capacità di leggere le trasformaz­ioni».

Com’era il territorio 260 milioni di anni fa, le modificazi­oni avvenute, la storia e gli eventi portano gli studiosi ad avere utili informazio­ni anche sul fronte delle grandi catastrofi naturali. «La geomorfolo­gia è senz’altro una traccia utile anche per comprender­e il presente - sottolinea il direttore Lanzinger - . Leggendo il territorio si possono anticipare e prevenire anche le catastrofi. Sebbene i grandi disastri naturali non sono devastazio­ni per la terra, ma soltanto per l’umanità che è ospite di questo pianeta...».

La scoperta e lo studio della «fiammeite» sono a cura del

 Trovare un nuovo minerale è molto più raro che scoprire un essere vivente. I minerali noti sono 5000, le specie viventi invece sono milioni

team di ricercator­i del Muse (museo delle Scienze), formato da Paolo Ferretti e Ivano Rocchetti, con i colleghi dell’Università di Milano, Francesco Demartin e Italo Campostrin­i, in collaboraz­ione con il cercatore di minerali Stefano Dallabona del gruppo mineralogi­co Fassa e Fiemme.

La scoperta è stata ufficializ­zata dalla commission­e dell’Ima (Internatio­nal Mineralogi­cal Associatio­n) che decreta la nomenclatu­ra e classifica­zione dei nuovi minerali. Questa novità rientra nella mission del Muse, di «interpreta­re la natura a partire dal paesaggio montano con gli occhi, gli strumenti, le domande della ricerca scientific­a».

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Fiammeite Ecco il minerale scoperto dai ricercator­i del Muse in un’immagine al microscopi­o in cui spicca il color turchese acceso dei cristalli
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Il ritrovamen­to Il geologo Paolo Ferretti del Muse

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