Tesoro delle Dolomiti «Fiammeite» è il minerale individuato dai ricercatori del Muse di Trento. Da due secoli non si trovavano nuove rocce
La scoperta Dal 1815 sui Monti Pallidi non c’erano rinvenimenti
Il colore è un turchese acceso formato da cristalli appuntiti. Ma per vederlo ci vuole il microscopio. A occhio nudo appare come roccia spolverata appena d’azzurro. E’ la «fiemmeite», nuovo tesoro delle Dolomiti, il minerale scoperto dai ricercatori del Muse. Un evento di grande importanza scientifica: da due secoli sulle Dolomiti non veniva scoperta una nuova specie minerale. Nel 1972 la dolomite fu dedicata al geologo transalpino Deodat de Dolomieu e le Dolomiti presero il nome proprio da questo minerale. L’ultima scoperta sui «Monti Pallidi» è stata nel 1815, con la gehlenite al lago delle Selle sui Monti Monzoni in Val di Fassa.
Paolo Ferretti del Muse di Trento è il geologo che ha scoperto la «fiemmeite», nome che è un omaggio alla Val di Fiemme da cui proviene. «I minerali scoperti dalla scienza fino a oggi sono poco più di 5000 spiega Paolo Ferretti - , pochi se paragonati alle specie viventi che sono milioni. Trovare un nuovo minerale è dunque molto più raro che scoprire un essere vivente».
Una scoperta arrivata quasi per caso, durante un campionamento sulle Dolomiti. «Sul posto non mi ero accorto subito della particolarità di quella roccia - rivela il ricercatore - , poi in laboratorio al microscopio sono apparsi questi cristalli turchesi e sono emerse le caratteristiche particolari». Ferretti evidenzia: «L’età stimata del minerale è di 260 milioni di anni. Risale al contesto geologico che va dai 270 ai 245 milioni di anni, una fase chiave della storia della terra. Studiandolo, spero di arrivare ad avere informazioni in più per ricostruire quel periodo».
La straordinarietà della scoperta è legata anche al fatto che con l’identificazione della «fiammeite», agli elementi di unicità delle Dolomiti, che le rendono patrimonio mondiale dell’umanità, se ne aggiunge uno ulteriore: l’unicità mineralogica. Gli altri sono di carattere geologico, paleontologico, geomorfologico, paesaggistico.
La «fiammeite» e la storia del ritrovamento sarà presentata al pubblico venerdì 16 novembre al Museo Geologico delle Dolomiti da Predazzo.
Michele Lanzinger, direttore del Muse, commenta con soddisfazione la scoperta dei ricercatori: «I musei restano ancora sul territorio i luoghi dove è possibile fare una ricerca legata alla storia del territorio e alla capacità di leggere le trasformazioni».
Com’era il territorio 260 milioni di anni fa, le modificazioni avvenute, la storia e gli eventi portano gli studiosi ad avere utili informazioni anche sul fronte delle grandi catastrofi naturali. «La geomorfologia è senz’altro una traccia utile anche per comprendere il presente - sottolinea il direttore Lanzinger - . Leggendo il territorio si possono anticipare e prevenire anche le catastrofi. Sebbene i grandi disastri naturali non sono devastazioni per la terra, ma soltanto per l’umanità che è ospite di questo pianeta...».
La scoperta e lo studio della «fiammeite» sono a cura del
Trovare un nuovo minerale è molto più raro che scoprire un essere vivente. I minerali noti sono 5000, le specie viventi invece sono milioni
team di ricercatori del Muse (museo delle Scienze), formato da Paolo Ferretti e Ivano Rocchetti, con i colleghi dell’Università di Milano, Francesco Demartin e Italo Campostrini, in collaborazione con il cercatore di minerali Stefano Dallabona del gruppo mineralogico Fassa e Fiemme.
La scoperta è stata ufficializzata dalla commissione dell’Ima (International Mineralogical Association) che decreta la nomenclatura e classificazione dei nuovi minerali. Questa novità rientra nella mission del Muse, di «interpretare la natura a partire dal paesaggio montano con gli occhi, gli strumenti, le domande della ricerca scientifica».