Bankitalia: «Bcc: il gruppo è per la crescita»
Ruggiero: «Fondo alternativo, valutare l’impatto in Trentino». Moscadelli: in Alto Adige è più agevole Di Maio e Fraccaro spingono verso le correzioni tramite emendamenti. Lega: «Riflessione ulteriore»
TRENTO La riforma del credito cooperativo è preda degli attacchi della maggioranza gialloverde, con Lega e M5s che spingono per introdurre «pacchetti di interventi» atti a preservarne le caratteristiche originarie, come dicono i ministri Di Maio e Fraccaro. Il ramo regionale della Banca d’Italia, però, spezza una lancia a favore della creazione dei gruppi. «L’Ips (il sistema di garanzie alternative che potrebbe essere introdotto come in Germania, ndr) è un volano per la tutela, non per la crescita. Adesso la parola d’ordine invece deve essere proprio la crescita» dice il direttore di Trento Pierluigi Ruggiero. Diverso il discorso per l’Alto Adige, in cui l’adesione a un Fondo di garanzia sarebbe «più agevole», secondo il vicedirettore altoatesino Luca Moscadelli.
Il quadro
Allo stato attuale Cassa centrale banca, Iccrea e Cassa centrale Raiffeisen, stando alle norme in vigore, faranno partire i rispettivi gruppi in gennaio. In questi giorni le singole Bcc affiliate stanno approvando i loro statuti che terranno contro del patto di coesione con cui entrano nei gruppi. Dopo la moratoria dei mesi scorsi, che ha avuto effetti pratici limitati, ora la maggioranza intende deviare in modo più netto la traiettoria della riforma, arrivata all’ultimo miglio. Sono in discussione alcuni emendamenti al decreto fiscale, che introducono novità: in particolare si va verso un’unificazione dell’emendamento di Lega (primo firmatario Alberto Bagnai, presidente commissione finanze in Senato), Svp e Fdi, per togliere l’obbligo di aderire a una holding, con l’alternativa Ips, o in italiano Fondo di garanzia.
Fronte politico
Ieri mattina si è svolto un vertice fra il premier Conte e i vice Salvini e Di Maio, in cui si è parlato di Bcc. La Lega ha ribadito che serve una «riflessione ulteriore» per tutelare «la mutualità e la territorialità del credito cooperativo». Di Maio ha parlato di un «pacchetto di interventi», mentre Fraccaro in serata ha diffuso una nota più focalizzata: «Tra gli emendamenti della maggioranza si prevede per le Bcc della nostra regione la facoltà di adottare sistemi di tutela istituzionale», in alternativa all’obbligo di adesione a un gruppo nazionale o provinciale. Ma il raggio M5s si allarga, con proposte inedite: «Prevediamo inoltre che i gruppi non debbano diventare spa, magari scalabili da banche straniere». E ancora: «Le Bcc non dovranno contabilizzare costantemente perdite legate all’andamento dello spread: norma per tenere al riparo le Bcc dalle speculazioni finanziarie».
In regione
In tale crescente complessità è facile perdere la bussola, soprattutto perché non sono ancora chiari i contenuti degli emendamenti finali. Due punti fissi però rimangono. Le Raiffeisen altoatesine incrociano le dita, perché volentieri eviterebbero il gruppo provinciale a favore di un fondo di garanzia alla tedesca, vicino anche culturalmente. In Trentino invece la posta è molto più alta, perché Ccb sta lottando per creare un gruppo nazionale e non può permettersi di perdere troppe banche per strada. La futura capogruppo sta compattando la squadra, con argomenti a quanto pare convincenti, espressi in particolare La presentazione del rapporto di Bankitalia, con la centro il direttore di Trento Ruggiero e il vice di Bolzano Moscadelli dal direttore Mario Sartori.
Per Bankitalia Ruggiero ammette che, con queste novità dell’ultim’ora «è difficile farsi un’idea». Le opzioni «Ips» e «gruppo» sono sul tavolo, ma «forse in Trentino le situazioni di necessità richiederebbero le risposte di un gruppo coeso. Da vedere quanto sarebbero compatibili le alternative, in particolare con il supporto degli elementi più deboli» dice il direttore di Trento. «Non abbiamo pregiudizi — continua — ma servono attente valutazioni delle norme sul tessuto economico». Una capogruppo fa molte cose: dà risorse, crea strategie e prodotti finanziari. In assenza queste funzioni bisognerà comprarle comunque. «La vera domanda è: ma l’Ips quanto mi costa?» si chiede Ruggiero. Diversa invece la posizione altoatesina: «La realtà è più ristretta, la tradizione culturale è diversa — riconosce Moscadelli —. In questo caso introdurre l’alternativa sarebbe più agevole». Uno degli aspetti è il reperimento di capitale per far fronte alle criticità: un gruppo può andare all’estero, un Ips no. «Ma le Raiffeisen sono attrezzate per trovare le risorse al loro interno e hanno un modo di muoversi più compatto. In ogni caso vedremo come va a finire». Chiude Ruggiero: «Un unico contenitore dà meno problemi rispetto ai coefficienti patrimoniali e il gruppo trentino ha messo in atto una grande capitalizzazione. Ccb è un player glocal, per la crescita».