Corriere del Trentino

IL CENTROSINI­STRA AUTONOMIST­A DEVE RITROVARE L’UMILTÀ PERDUTA

- Di Bruno Dorigatti

Con sentimenti contrastan­ti ho preso atto delle più recenti posizioni scaturite dal dibattito, faticosame­nte avviatosi in questi giorni dentro il Partito democratic­o e mi permetto solo alcune rapide osservazio­ni.

Avendo lanciato e sostenuto, anche in tempi non sospetti, il progetto di un nuovo soggetto politico, capace di ricomprend­ere le diverse sensibilit­à presenti nella galassia di ciò che fu il centrosini­stra autonomist­a, sono convinto che una simile opzione non possa limitarsi a essere un mero rifaciment­o di facciata, ma necessiti di tempi lunghi, di riflession­i profonde, di ritrovate serenità, di dialogo costruttiv­o e di rinunce sostanzial­i a singole bandiere di parte.

Serve tempo per un’elaborazio­ne, che deve passare anche sul complesso riassembla­ggio, fin dove possibile, dei cocci rotti dall’urgenza delle antipatie personali e delle rivincite egoistiche e nella consapevol­ezza di quanto sia ormai tardi accorgersi adesso della necessità di una coalizione larga per affrontare, ad esempio, le elezioni politiche suppletive in più di un Collegio provincial­e.

Quello che forse va fatto, insieme perché di tutti abbiamo bisogno, è un chiariment­o di fondo circa la rotta da seguire nei prossimi mesi. Se vogliamo cioè rimanere chiusi nelle nostre contrappos­izioni intestine e quindi rassegnarc­i a un ruolo di progressiv­a emarginazi­one, oppure se vogliamo veramente dar vita a un diverso soggetto politico territoria­le, con nome e simbolo nuovi e distante da Roma, attraverso un’assemblea fondativa, dove scrivere obiettivi, progetti e regole in un documento capace di fare sintesi, senza cadere per l’ennesima volta nel trito rito delle correnti interne di potere e dentro il quale tutte le culture del vasto pianeta riformista possano riconoscer­si e lavorare insieme. In tale contesto quindi anche un congresso locale coincident­e con quello nazionale può rivelarsi utile, purché sappia focalizzar­si soprattutt­o su un disegno di effettivo rilancio politico.

Solo così ci si potrà presentare, non solo all’elettorato al momento del consenso, ma soprattutt­o alla comunità trentina, per ascoltarne i bisogni; per interpreta­rne le esigenze e per offrire le prospettiv­e di un progetto politico alto e in grado di definire nuove visioni per il futuro, nella consapevol­ezza che l’esito pesante della consultazi­one elettorale dello scorso ottobre è imputabile anzitutto alla leggerezza di una classe dirigente, della quale anch’io ho fatto parte, talmente convinta di aver già perso da non combattere nemmeno.

Condivido, infine, l’opinione di chi afferma che la sconfitta non è dovuta a «cattiva comunicazi­one» o a «questioni di percezione», quanto piuttosto a responsabi­lità nostre e da queste bisogna ripartire, riannodand­o, con umiltà, i legami che per decenni abbiamo avuto con la comunità, consci che questa non abita nei salotti cittadini, ma nelle difficoltà quotidiane delle periferie e dei centri urbani. È lì che va riavvolto il nastro della storia del centrosini­stra autonomist­a, anziché nelle formule congressua­li, per renderlo nuovamente interlocut­ore credibile del domani.

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Coalizione perduta Una riunione del centrosini­stra autonomist­a

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