Caritas, accessi in crescita: + 4,6% Tisi: «La povertà aumenta»
Presentato il decimo Rapporto. Gli italiani sono il 37%. Il nodo della casa
TRENTO Sono in aumento i trentini che si rivolgono ai servizi della Caritas e della Fondazione comunità solidale. Secondo quanto riportato dal Decimo rapporto sulle povertà — «Volti di comunità» — sono state 3.421 le persone nel corso dell’ultimo anno. Un trend in aumento rispetto al 2016 (+4,6%) che evidenzia sicuramente un incremento delle persone che si trovano in una condizione di rischio povertà o di esclusione sociale (il 15,8% della popolazione al 2015), ma che è anche collegato all’aumento e alla diversificazione dei servizi della Caritas e della Fondazione comunità solidale.
Nel 37% dei casi le persone che usufruiscono dei servizi sono italiane (1.263) — in leggero aumento rispetto al 2015 (1.141) — mentre la restante parte è straniera. Oltre la metà degli stranieri (36%) è cittadina di uno stato africano al momento dell’incontro con i servizi diocesani. La rappresentanza maggiore è data dalle persone che provengono dal Marocco (oltre 1 straniero su 5).
La gran parte delle persone (2.761) si rivolge ai centri di ascolto di solidarietà o ai punti di ascolto parrocchiali sparsi nel territorio della diocesi. Questi rappresentano la prima risposta ai bisogni più urgenti. Gli stranieri (57,7%) che si affidano a tali servizi di ascolto rappresentano spesso famiglie con alle spalle un percorso migratorio difficile. Mentre nel caso degli italiani — oltre il 43% tra i 50 e i 64 anni — sono persone che hanno perso il lavoro in età non più giovane e con conseguenti difficoltà a ricollocarsi nel mondo lavorativo. «Non dobbiamo più parlare di povertà ma di poveri, di storie, di volti, di persone. In questo momento la povertà è in aumento, ma questi dati sono solo l’iceberg — spiega l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi — C’è tutta una serie di poveri che nessuno vede, che abitano le nostre case, persone con tanto disagio psichico e che si ritirano dalla vita sociale. Quando il povero, che ha una grande dignità, arriva ai nostri servizi significa che è da un pezzo che si trova sul fondo e che sta camminando su questo itinerario».
Molte sono inoltre le persone (15%) che si presentano in condizioni di precarietà abitativa, prive cioè di dimora o che dichiarano di dormire per strada o in ripari di fortuna. Una delle questioni sollevate dal rapporto riguarda infatti proprio le persone con questo tipo di problematica. Solo una parte di queste (147) — in maggioranza italiane (60%) — riesce ad essere inserita all’interno di progetti più strutturati Sono le persone che hanno usufruito dei servizi serali e notturni.