Folgaria, colpo fatale dal balcone
Alessandro Pighetti ha cercato di raggiungere l’omicida. La madre salvata dal vicino di casa
Va poco a poco chiarendosi la dinamica della tragedia consumatasi venerdì a Costa di Folgaria, dove un 60enne, Massimo Toller, ha ucciso il figliastro 31enne, Alessandro Pighetti, per poi togliersi a sua volta la vita.
Salvata per un soffio dall’intervento del vicino, invece, la madre del giovane, Renata Pighetti, ora sotto shock all’ospedale di Rovereto. Mistero sulla provenienza delle armi d’epoca, non dichiarate, usate dall’omicida-suicida.
TRENTO Va poco a poco chiarendosi, pur nella sua follia, la dinamica della tragedia che venerdì sera, a Costa di Folgaria, è costata la vita di Alessandro Pighetti, ucciso con un colpo di fucile dal patrigno Massimo Toller, che si è poi tolto la vita. Si è salvata solo grazie all’intervento del vicino, invece, la madre del 31enne, Renata Pighetti. Nel fosco quadro di un dramma esploso senza segni premonitori, rimane il mistero di come l’uomo, un 60enne con problemi di alcol, si fosse procurato la pistola e il fucile che ha rivolto contro il giovane e se stesso.
Non era mai stato un buon rapporto quello tra Toller e Pighetti, che aveva seguito la madre, originaria di Chiari (provincia di Brescia), dopo che questa aveva incontrato il futuro compagno. Venerdì pomeriggio, però, l’ennesima discussione è degenerata. Toller, che pare avesse iniziato a bere dal mattino, avrebbe rivolto contro il giovane una pistola, una Walter P38 non dichiarata e di cui i familiari non sapevano nulla. Pighetti sarebbe però riuscito a disarmare l’uomo, correndo poi ad avvisare la madre nel suo studio di commercialista a Folgaria. L’arma, un modello d’antiquariato, non era legalmente dichiarata ed è stata poi ritrovata nel cruscotto dell’auto della donna.
Forse pensando di poter calmare l’uomo, madre e figlio sarebbero poi tornati per ben due volte a casa, nel loro appartamento al secondo piano di una villetta al civico 135 di via Maffei, discutendo con Toller, probabilmente già alterato.
A quel punto, la situazione sarebbe degenerata: Toller, affacciatosi dal balcone che dava sulla strada antistante la villetta, dove si trovavano madre e figlio, avrebbe puntato il fucile verso i due e sparato, colpendo Pighetti al volto. Ancora inspiegabilmente in piedi dopo la ferita, però, il giovane sarebbe rientrato in casa, salendo due piani di scale prima di accasciarsi a terra, privo di vita, nell’appartamento di famiglia.
Sconvolta di fronte alla scena, Renata Pighetti avrebbe quindi cercato di seguire il figlio. Prima di imboccare la rampa di scale verso il secondo piano, però, la donna sarebbe stata fermata dall’intervento provvidenziale del vicino, Mattia Marzari, affacciatosi sul pianerottolo dopo aver sentito esplodere il primo colpo. Marzari avrebbe quindi portato la donna nel proprio appartamento al piano terra, da cui i due sarebbero poi corsi via, mettendosi in salvo in un vicino negozio.
Nel frattempo, le autorità erano state allertate. Alcuni abitanti della piccola frazione, infatti, si erano avvicinati alla villetta ignari della tragedia che andava consumandosi. Ai primi soccorsi, la donna shockata avrebbe riferito di un solo colpo esploso dal compagno. I carabinieri, dunque, temevano che Toller si fosse chiuso in casa prendendo il figliastro in ostaggio. Le vie del paese sono state chiuse al traffico, la villetta circondata e un negoziatore è stato mandato da Trento, mentre vigili del fuoco e soccorritori accorrevano a Costa di Folgaria.
Forse perso nella confusione o forse non notato, però, un secondo colpo di fucile era già stato sparato, mettendo fine al dramma. Quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’appartamento, infatti, hanno trovato Toller già morto, seduto in poltrona con il fucile che aveva rivolto contro se stesso.
Proprio sul fucile, una carabina Voere calibro 22, e sulla pistola si concentrano ora le indagini degli inquirenti. Entrambe le armi, infatti, presentavano il numero di matricola ma non erano mai state dichiarate: nessuno sapeva che Toller le tenesse in casa. Un altro elemento aggiunge un punto di domanda rispetto alla provenienza delle armi: entrambe, infatti, sono modelli datati. La pistola, di fabbricazione tedesca, è un esemplare della variante in dotazione all’esercito nazista. Anche il fucile, poi, sarebbe un modello piuttosto datato.
Certo è che nessuno a Costa di Folgaria si sarebbe aspettato che una simile spirale di violenza potesse partire da Massimo Toller. Tutti sapevano del problema di alcolismo dell’uomo, che gli era costato in passato diversi ritiri della patente, l’ultimo cinque anni fa. Nessuno, però, aveva mai ravvisato segni che lasciassero intendere che il vizio dell’uomo potesse dare il via a uno scatto di violenza come quello di venerdì sera.
Era una famiglia riservata quella dei Toller-Pighetti, che manteneva nel privato di casa i propri problemi: di alcol, che da tempo minavano la vita di Toller, che aveva perso il lavoro prima di essere assunto nel «Progettone»; di rancore o antipatia, forse, quelli che invece avevano da sempre impedito a patrigno e figliastro di coltivare un buon rapporto.
Spenti i riflettori e tolti i nastri rossi e bianchi che, per una sera, hanno fatto della villetta il centro dell’attenzione di un paese sgomento, rimane una donna sotto shock all’ospedale di Rovereto, raggiunta dai parenti bresciani nella serata di ieri. Nella camera mortuaria di Folgaria, invece, giacciono i corpi freddi di Alessandro e Massimo, sotto sequestro in attesa della decisione sull’autopsia.
Provvidenziale
La donna è stata allontanata dal vicino, accorso sul giroscala dopo lo sparo
Sgomento
Nessuno immaginava che l’uomo potesse compiere un gesto così violento