Da Brescia al Trentino seguendo la mamma Le confidenze sul patrigno
TRENTO Un ragazzo amato da tutti, sportivo, lavoratore ma pronto a scherzare e far festa con gli amici di sempre in allegria, ma senza mai degenerare negli eccessi. Questo il ritratto di Alessandro Pighetti, il giovane di 31 anni che venerdì sera è morto ucciso a colpi di fucile dal patrigno.
Originario di Chiari, nel bresciano, si era trasferito a Folgaria una ventina di anni fa quando la madre Renata si era innamorata e poi legata a Massimo Toller.
Proprio il rapporto con Toller rappresentava da sempre un aspetto particolarmente doloroso nella vita di Alessandro. Dai primi anni a Folgaria, a cavallo tra le scuole elementari e le scuole medie, Alessandro aveva difficoltà ad accettare il nuovo compagno della madre.
La relazione era proseguita su canali difficili e carichi di scontri anche negli anni seguenti fino ai più recenti diverbi, sempre caratterizzata da scontri verbali talvolta anche violenti, di cui tutti a Costa di Folgaria erano a conoscenza.
Dopo gli studi, Alessandro aveva intrapreso per qualche anno una professione tecnica fino al grande cambio di vita nel 2016, con l’apertura a Trento, in collaborazione con un suo amico, dell’agenzia di intermediazione Privacar, una sorta di agenzia immobiliare declinata nel mondo delle auto.
Da qualche tempo inoltre lavorava come agente assicurativo a Rovereto. Il lavoro lo teneva molto lontano dalla casa di Costa di Folgaria in cui viveva con la madre e il patrigno, ma in cui comunque tornava ogni sera.
Tra le sue grandi passioni, oltre alle automobili, c’era lo sport, declinato nel mondo della palestra e dell’hockey.
Soprattutto grazie a quest’ultima disciplina aveva intessuto molte e solide amicizie sia a Folgaria che a Rovereto e Pergine, presso le cui strutture sportive si trovava spesso con gli amici.
Anche tra i coetanei e colleghi molti sapevano dei rapporti tesi con il patrigno, ma Alessandro preferiva non parlarne troppo, a parte con gli amici più intimi.