Corriere del Trentino

La vittima amava l’hockey Il patrigno, triste parabola

La vicina: «Ubriaco fin da giovane». Il barista: «Persona tranquilla»

- di Chiara Marsilli

In paese, a Costa di Folgaria, tutti sapevano che tra Alessandro Pighetti e il compagno della madre, Massimo Toller, non correva buon sangue. Il vizio per il bere di quest’ultimo non aveva aiutato l’uomo, ex camionista ad accettare il la presenza del figliastro.

TRENTO Un paese silenzioso e al tempo stesso percorso da una ridda di brusii sotterrane­i. A Costa di Folgaria, la piccola frazione che venerdì sera è stata teatro dell’omicidio-suicidio commesso da Massimo Toller, tutti sapevano delle continue liti tra il 31enne Alessandro Pighetti e il patrigno. Diverbi caratteriz­zati anche da toni piuttosto accesi, che in alcuni casi avevano indotto i vicini della famiglia a chiedere l’intervento dei carabinier­i.

Non era mistero per nessuno che la vita familiare in via Maffei 135, nella casa dove Massimo Toller e Renata Pighetti vivevano con il figlio di lei, fosse segnata da continue tensioni, causate da un motivo principale: l’alcolismo di Toller. «Me lo ricordo ubriaco fin da giovane — commenta una signora che abita poche case più a monte — e mi faceva paura perché quando si arrabbiava rompeva le sedie. Da quando stava con Renata era un po’ migliorato, ma non troppo».

Al bar al Croz, distante solo pochi metri dalla casa di Toller, nessuno ha invece nulla da rimprovera­re all’ex camionista: «Era una persona tranquilla, come tante se ne vedono. Passava qui ogni mattina, beveva un bicchiere di bianco e alle 11.45 se ne andava, dicendo che doveva tornare a casa per preparare il pranzo alla compagna». Toller era un habitué di molti bar sia a Costa che in tutta Folgaria, e in ognuno suscitava reazioni diverse. Se in quello annesso al distributo­re di benzina sulla Statale 350 viene descritto come una figura di passaggio, che prendeva le sigarette e un amaro e poi se ne andava, al Caffè in Piazza San Lorenzo a Folgaria non poteva più entrare: «Qui non era persona gradita».

I rapporti di Toller non erano tesi solo con il figliastro, ma anche con il resto della sua famiglia di origine. Da molti anni si era incrinata la relazione con la sua unica sorella, anche lei abitante a Folgaria, con la quale la sola Renata Pighetti manteneva un buon rapporto. Il nucleo familiare non aveva altri legami di parentela particolar­mente stretti. Originari del bresciano Renata e Alessandro, Massimo Toller oltre alla sorella aveva i genitori, morti qualche anno fa. I due gli avevano lasciato la casa nella quale viveva con Renata e Alessandro e della quale Toller poco più di un anno fa aveva deciso di vendere il piano inferiore.

La famiglia Toller era molto nota in paese soprattutt­o per le attività del padre di Massimo, definito «un pioniere del pattinaggi­o» per essere stato tra i primi a sostenere quello che ora è lo sport rappresent­ativo del paese e dell’intera zona.

In questa piccola comunità la vicinanza può servire per elaborare il lutto. Già nella mattinata di ieri alcuni amici di Alessandro si sono trovati presso la Malga Guez, azienda agricola gestita da uno dei

La famiglia

I rapporti con l’unica sorella si erano interrotti. Il padre fu pioniere del pattinaggi­o

Il lutto

Già ieri mattina alcuni amici di Alessandro si sono ritrovati a Malga Guez per farsi forza

migliori amici del ragazzo, per cercare di farsi forza a vicenda.

Ma in tutti i bar e agli angoli della strada la dinamica è la stessa. Sguardi bassi, qualche commento, pochissima voglia di parlare a lungo. Il naturale riserbo della gente trentina si incrina solo in alcuni momenti, nel desiderio di capire come sia stato possibile che Toller, pur noto per i suoi problemi di alcolismo ma non per essere una persona violenta, abbia potuto commettere un atto tanto estremo.

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