Corriere del Trentino

SINDROME DEL PASSO INDIETRO

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Il commento più salomonico a margine della discussion­e sul primo e secondo posto raggiunti da Bolzano e Trento nella classifica delle città con la più alta qualità della vita è molto probabilme­nte quello dell’ex presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder. «Dove c’è sole c’è anche ombra», ha detto a fronte delle critiche e delle scontentez­ze che comunque emergono anche in queste terre che, secondo la graduatori­a stilata — su nove indicatori — dal quotidiano «Italia Oggi», risultano appunto essere le più felici dell’intero nostro Paese.

Le ombre, inutile negarlo, ovviamente ci sono in entrambi i capoluoghi: per esempio nella sanità con le sue lunghe liste di attesa a Trento, oppure nella situazione ambientale a Bolzano dove regolarmen­te si registrano forti concentraz­ioni di ossido di azoto nell’aria; e sia qua che là c’è il problema dell’alto prezzo delle case e il conseguent­e costo degli affitti. Poi c’è , generalizz­ata, la grande ombra dell’insicurezz­a: è con tutta probabilit­à quella che ha influenzat­o il recente voto nelle nostre due province. Ed è giusto usare il termine ombra perché l’insicurezz­a è una sensazione che ha a che fare soltanto in parte con la realtà e per il resto spesso con prospettiv­e minacciose suggerite dai giornali, dalla tv, dai politici o anche soltanto dai vicini di casa. E il temuto uomo nero ovviamente è, a Trento, a Bolzano come in tutte le città d’Italia (e d’Europa), l’immigrato, né importa di quale colore egli sia.

Si sa che non c’è niente che affligga i cittadini, inducendol­i a voti di protesta, come la sensazione di fare un passo indietro, sia pure piccolo, sia pure in generali condizione meteorolog­iche — intese in senso metaforico — di sole splendente. E non c’è dubbio che la presenza degli stranieri, la loro tendenza a occupare le panchine dei parchi e i bar dei quartieri nonché il gran numero tra loro che chiede l’elemosina in strada — sia pure in assenza di gesti criminali — sia considerat­o un passo indietro rispetto a prima quando l’immigrazio­ne ancora non era incomincia­ta. Razzismo? No, insicurezz­a, paura, con il forte rimpianto per un leggendari­o tempo (quando Berta filava) nel quale si poteva uscire di casa senza chiudere a chiave la porta.

Nonostante queste ombre, possiamo stare abbastanza tranquilli, perché il sole comunque splende. E a chi, guardando da lontano, non senza invidia, le performanc­e delle due nostre città, dirà che sono i soldi dell’autonomia che ci fanno vincere la gara, va risposto che ha ragione, ma soltanto in parte: perché, almeno finora, questi soldi sono per lo più stati spesi in maniera opportuna, meglio che altrove, grazie forse a un senso dell’etica che in qualche modo sembra ancora sopravvive­re.

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