SINDROME DEL PASSO INDIETRO
Il commento più salomonico a margine della discussione sul primo e secondo posto raggiunti da Bolzano e Trento nella classifica delle città con la più alta qualità della vita è molto probabilmente quello dell’ex presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder. «Dove c’è sole c’è anche ombra», ha detto a fronte delle critiche e delle scontentezze che comunque emergono anche in queste terre che, secondo la graduatoria stilata — su nove indicatori — dal quotidiano «Italia Oggi», risultano appunto essere le più felici dell’intero nostro Paese.
Le ombre, inutile negarlo, ovviamente ci sono in entrambi i capoluoghi: per esempio nella sanità con le sue lunghe liste di attesa a Trento, oppure nella situazione ambientale a Bolzano dove regolarmente si registrano forti concentrazioni di ossido di azoto nell’aria; e sia qua che là c’è il problema dell’alto prezzo delle case e il conseguente costo degli affitti. Poi c’è , generalizzata, la grande ombra dell’insicurezza: è con tutta probabilità quella che ha influenzato il recente voto nelle nostre due province. Ed è giusto usare il termine ombra perché l’insicurezza è una sensazione che ha a che fare soltanto in parte con la realtà e per il resto spesso con prospettive minacciose suggerite dai giornali, dalla tv, dai politici o anche soltanto dai vicini di casa. E il temuto uomo nero ovviamente è, a Trento, a Bolzano come in tutte le città d’Italia (e d’Europa), l’immigrato, né importa di quale colore egli sia.
Si sa che non c’è niente che affligga i cittadini, inducendoli a voti di protesta, come la sensazione di fare un passo indietro, sia pure piccolo, sia pure in generali condizione meteorologiche — intese in senso metaforico — di sole splendente. E non c’è dubbio che la presenza degli stranieri, la loro tendenza a occupare le panchine dei parchi e i bar dei quartieri nonché il gran numero tra loro che chiede l’elemosina in strada — sia pure in assenza di gesti criminali — sia considerato un passo indietro rispetto a prima quando l’immigrazione ancora non era incominciata. Razzismo? No, insicurezza, paura, con il forte rimpianto per un leggendario tempo (quando Berta filava) nel quale si poteva uscire di casa senza chiudere a chiave la porta.
Nonostante queste ombre, possiamo stare abbastanza tranquilli, perché il sole comunque splende. E a chi, guardando da lontano, non senza invidia, le performance delle due nostre città, dirà che sono i soldi dell’autonomia che ci fanno vincere la gara, va risposto che ha ragione, ma soltanto in parte: perché, almeno finora, questi soldi sono per lo più stati spesi in maniera opportuna, meglio che altrove, grazie forse a un senso dell’etica che in qualche modo sembra ancora sopravvivere.