Spacciavano nel bar, sedici persone arrestate Mille cessioni in 8 mesi
Due latitanti, a Castello di Fiemme la centrale dello spaccio. Droga destinata anche a Bolzano
Duecentocinquanta carabinieri, unità cinofile ed elicotteri: è un esercito quello che si è mosso per eseguire i 18 ordini di arresto chiesti dal gip contro una banda di trafficanti di droga della val di Fiemme, con un giro d’affari mensile di oltre 60.000 euro. Tra gli spacciatori, che inviavano la merce anche a Bolzano, due sono ancora latitanti.
TRENTO Caffè e cocaina. I clienti affezionati sapevano che una volta abbassate le saracinesche il bar del paese si trasformava in laboratorio di confezionamento della droga e di spaccio. Cocaina, soprattutto, perché ormai anche i giovanissimi — ed erano tantissimi, molti di loro hanno solo sedici, diciassette anni — sono sedotti dalla «polvere bianca». La droga pura al 75% veniva tagliata con l’aspirina, la caffeina o il mannitolo, sostanze da taglio che spesso arrivavano via posta. Poi c’erano l’hashish e la marijuana, ma in minori quantità perché le vecchie droghe in alcune zone sembrano passate un po’ di moda. Un effetto generazionale dovuto forse anche ad una disponibilità finanziaria maggiore dei ragazzi.
Parliamo di un mercato fiorente, droga e soldi, un giro d’affari di 60-70.000 euro al mese, che ruotava attorno a quel locale di paese, il bar Anny, a Castello di Fiemme. Nel 2013 l’anziano proprietario dopo anni di duro lavoro l’aveva ceduto a Paolo Girardi. Quarantotto anni, di Cavalese, l’uomo con un evidente fiuto per gli «affari» in pochi anni era riuscito a riempire il locale di giovani con un via vai a tutte le ore del giorno e anche a tarda sera quando le luci erano ormai spente. Le notti al bar Anny erano lunghe, ma lo straordinario notturno è stato notato anche dai carabinieri della stazione di Molina.
È partita da qui, da un attento monitoraggio dei militari dell’Arma e qualche indiscrezione in paese, la vasta indagine dei carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Cavalese che ha svelato un traffico di cocaina in valle di Fiemme, Fassa e Cembra. Ma una parte della droga era destinata anche alla vicina provincia di Bolzano. Un’indagine vecchio stile con appostamenti, pedinamenti e carabinieri travestiti per non dare nell’occhio. Oltre un anno di lavoro — l’indagine, denominata «Sciamano» per una certa propensione alla superstizione dei pusher, era partita a ottobre del 2017 — ha portato a 18 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (solo a due non è stato contestato il reato associativo), chieste dal pm Davide Ognibene, e firmate dal gip Marco La Ganga. Ieri mattina all’alba è scattata l’operazione: 250 carabinieri insieme alle unità cinofile e al nucleo elicotteri hanno arrestato sedici persone, mentre due sono ancora ricercate all’estero, per loro verrà richiesto un mandato d’arresto europeo. I militari hanno sequestrato anche il bar. «Veniva usato come centrale operativa di smistamento e di spaccio di sostanze stupefacenti», ha spiegato il procuratore Sandro Raimondi. E ha aggiunto: «La nostra intenzione è sequestrate tutte le strutture che vengono usate per commettere crimini».
Le indagini dei carabinieri tracciano i contorni di una struttura ben radicata nel territorio, un’organizzazione piramidale al cui vertice c’era proprio il gestore del bar di Castello, considerato uno dei capi insieme a Taulant Shtembari, albanese di 40 anni, residente a Molina. Erano loro, secondo l’accusa, che gestivano lo spaccio nelle valli, poi c’erano i rifornitori di «livello superiore» con a capo Petrit Arapi, albanese di 41 anni, che gravitavano nella zona di Rozzano. Ma la droga arrivava anche da Brescia e da Verona. Ognuno aveva ruoli e mansioni ben precise. Il barista Alessio Sartori, 44 anni, di Castello, era il custode della droga e l’esperto nel taglio, poi c’era Thomas Matordes, meranese di 43 anni, pusher con il compito di vedetta, «addetto alla vigilanza», Andrea Bagattini, 26 anni, uno dei più giovani del gruppo, era il pusher dei ragazzi, poi c’era il procacciatore della sostanza da taglio, Vincenzo Marti, di Faver, 25 anni, i pusher, come Flavio Varesco, 42 anni, che riforniva gli «amici» di Tesero e i corrieri. I carabinieri hanno ricostruito un migliaio di cessioni, ma le indagini sono ancora in corso. La sensazione infatti è quella che la droga girasse anche in altri locali delle valli di Fiemme e Fassa.