Perrotta: «Il mio cantiere aperto nel nome del padre»
Apartire da domani, la sala prova del teatro comunale di Bolzano sarà trasformata in un cantiere partecipato in cui Mario Perrotta, pluripremiato attore e drammaturgo, tra i più noti nel panorama nazionale e il pubblico potranno confrontarsi per modellare al meglio il testo di Nel nome del padre spettacolo che andrà in scena in prima nazionale il prossimo 17 dicembre al Piccolo di Milano.
Perrotta, aprirà, infatti, l’edizione 2018-2019 di Wordbox presentando: Cantiere aperto in nome del padre
per preparare al meglio il monologo nato in collaborazione con lo psicanalista Massimo Recalcati: «Ogni giorno esporrò brani del testo alla prova del fuoco — spiega il 48enne salentino — lo metterò al vaglio del pubblico e il giorno successivo presenterò le modifiche figlie di questo scambio».
Nel dettaglio come verranno strutturate queste «prove partecipate»?
«Leggerò brani del testo dello spettacolo cercando di comprendere cosa “arriva” e cosa no, poi ne parlerò con gli spettatori con la speranza che mi vengano narrate storie legate al tema, alla paternità. Chi vorrà potrà tornare, quindi, anche nei giorni successivi».
Uno spettacolo che prende spunto da esperienze personali?
«Sì, mio figlio ha compiuto sei anni e mi presenta domande complicate che necessitano di risposte complesse. Mi mette in crisi in senso positivo, mi costringe a riposizionarmi tutti i giorni e a volte le risposte non arrivano. Ecco, portare tutto questo a teatro mi permette di esorcizzare il padre che non vorrei essere. Per questo porterò in scena tre tipi di padri diversissimi e riconoscibilissimi che si trovano nudi e inadeguati di fronte ai figli. Sono tre padri sbagliati, ma il teatro non si può occupare di quello che funziona bene, deve buttarsi sul patologico».
Da qui nasce la collaborazione con lo psicanalista Recalcati?
«Sì, ma è nata a Bologna grazie a un evento organizzato dall’Ateneo in Aula Magna. Lui presentava il suo libro Cosa resta del padre e io il mio spettacolo Odissea, legato anche al rapporto tra padre e figlio. Nell’occasione ha dichiarato che il mio spettacolo era riuscito a sintetizzare quanto provava a scrivere da dieci anni, era evidentemente una boutade, i suoi libri sono molto più profondi del mio spettacolo, ma ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti. Così quando ho pensato a una trilogia di spettacoli su padre, madri e figli mi è venuto naturale chiamarlo».
Il risultato è uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, a prima vista non si vedono collegamenti...
«Anche questo nasce da un rapporto personale. Ho frequentato assiduamente il direttore Walter Zambaldi per la giuria del premio Hystrio e quando il progetto ha preso forma ho pensato di parlarne per primo a lui. Zambaldi ha sposato il progetto ed eccoci qui. Partiamo con lo spettacolo sui padri poi si vedrà, ma spero nasca un rapporto che duri nel tempo.