Pancreas artificiale A Trento la prima sperimentazione
Al via la sperimentazione per i pazienti pediatrici. Bordon: «Migliorerà la qualità di vita»
TRENTO È una rivoluzione in campo medico, ma soprattutto rappresenta un importante passo in avanti per la qualità di vita dei piccoli pazienti. «Un percorso di innovazione — spiega il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trento, Paolo Bordon — che in futuro potrà portare vantaggi ai piccoli pazienti diabetici nella gestione della patologia».
Il centro di diabetologia pediatrica di Trento è stato tra i primi in Italia ad applicare un pancreas artificiale su un piccolo paziente diabetico. Si tratta di una strumentazione innovativa composta da un sensore che, applicato sull’addome o sul braccio, legge i livelli del glucosio nel sangue, da un microinfusore per la somministrazione di insulina, collegato al corpo con una cannula inserita sottocute, e da un algoritmo che, sulla base dei dati del sensore, decide la quantità di insulina da far erogare alla patologia pompa. Il pancreas artificiale, che è stato presentato ieri a Trento durante il convegno regionale della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, rappresenta un’evoluzione nel trattamento del diabete di tipo 1 in età pediatrica e permette un monitoraggio costante dei valori di glucosio nel sangue, evitando scompensi glicemici.
La gestione del diabete in età pediatrica è infatti complicata, necessita di terapia insulinica che viene somministrata attraverso quattro, cinque iniezioni di insulina al giorno, oltre ai controlli costanti di glicemia (da sei a dieci) per mantenere in costante equilibrio i livelli di glucosio ed evitare iperglicemie o ipoglicemie. Questo nuovo strumento è composto da tre parti: un sensore che legge i livelli di zucchero nel liquido tra le cellule, applicato su addome o braccio, della durata di 7 giorni; una pompa di insulina (microinfusore), collegata al corpo con una cannula sottocute, per la somministrazione di insulina con cambio del cerotto ogni 3 giorni. Infine, sulla base dei dati del sensore, un algoritmo decide la quantità di insulina da far erogare alla pompa oppure, se necessario, ne sospende l’erogazione. Ovviamente si tratta ancora di un sistema sperimentale quindi non è in grado di gestire autonomamente la quantità di insulina da erogare durante il pasto, è il diabetologo a dover impostare lo strumento. L’apparecchio è stato installato su una ragazzina affetta da diabete a inizio novembre, dopo una settimana è stato possibile notare già un netto miglioramento nel controllo dei valori di glucosio. Il sistema è molto sicuro in quanto nel caso di persistenza di valori alti di glicemia lancia degli allarmi in modo da consentire nuove calibrazioni. In futuro si arriverà a sistemi sempre più automatizzati.