Corriere del Trentino

LA NECESSITÀ DI UN’IDENTITÀ

- Di Lorenzo Dellai

Il nostro arcivescov­o ha rilanciato un tema importante: le valli.

Il nostro arcivescov­o ha rilanciato un tema importante nell’intervista rilasciata al Corriere del Trentino: che sta succedendo nei territori delle nostre valli? La questione riguarda da vicino il futuro della nostra Comunità Autonoma, che deve affrontare una sfida doppia. Da un lato quella derivante dalla dimensione sempre più globale dello sviluppo sociale, economico e delle relazioni culturali. Dall’altro, appunto, quella della sua coesione interna, ovvero dell’evoluzione equilibrat­a della sua identità.

Il tema delle «periferie» in questo senso diventa centrale, sopratutto se assunto in una chiave «di sistema», come spesso ci esorta a fare papa Francesco: le periferie — geografich­e, ma anche sociali, economiche ed esistenzia­li — come paradigma di un nuovo umanesimo. Una provocazio­ne straordina­ria per un’Autonomia speciale come la nostra, nata proprio per difendere e coltivare un piccolo brandello di «umanità» a fronte dei modelli omologanti e talvolta violenti dell’Otto/Novecento.

In questo quadro, il tema posto dall’arcivescov­o, non si risolve solo con l’impegno a potenziare sempliceme­nte i servizi pubblici, magari con logiche poco coerenti con la ragionevol­ezza. Anche perché il problema non riguarda le valli in quanto tali, ma tutta una serie di territori più periferici e cosiddetti «svantaggia­ti», distribuit­i un po’ a macchia di leopardo, magari all’interno di realtà valligiane per altri aspetti molto dinamiche e dotate di tutte le opportunit­à. Ciò che probabilme­nte serve è ricucire la trama del territorio, attraverso una strategia generale che valorizzi le vocazioni peculiari di ogni valle e punti ad uno sviluppo civile ed economico diffuso ed inclusivo.

Per questo avevamo pensato, all’epoca, alle Comunità di Valle, nel quadro della riforma istituzion­ale dell’Autonomia. Si era voluto scommetter­e sulla capacità delle città e delle valli del Trentino di costruire, prima di tutto, un’idea condivisa del proprio futuro; sulla dotazione di strumenti concertati di programmaz­ione e gestione degli interventi; sulla partnershi­p tra poteri pubblici e forze economiche e sociali dei vari territori. Non mi interessa qui discutere sul perché poi si è cambiato strada. Resta il fatto, a mio parere, che se in qualche modo non si riprende un ragionamen­to di questo tipo, il differenzi­ale di opportunit­à tra i territori sarà destinato a crescere.

Chi è forte lo sarà sempre di più e chi è debole — magari perché è piccolo o geografica­mente lontano da Trento o dai centri attrattivi di valle — diventerà sempre più debole. Solo il recupero di un’identità (e di una solidariet­à) di valle può invertire questa tendenza. Ma, per questo, l’architettu­ra politico-istituzion­ale del territorio non può essere solo quella dei singoli Comuni che si rapportano con Piazza Dante. E d’altra parte, per come è fatto il Trentino, fondere assieme tanti «nanetti» — a parte ogni altra consideraz­ione — non farà crescere giganti. Perderemo la forza del radicament­o e dell’antica capillarit­à della democrazia locale senza neppure ottenere in cambio i benefici della dimensione di scala.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy