Corriere del Trentino

Patton: «Il terzo polo non esiste più»

La Vis torna verso Cavit: operazione entro un anno. Bilancio: rosso di 1,65 milioni

- Orfano

«Il terzo polo non esiste più». Il presidente del gruppo La Vis, Pietro Patton, ieri ha presentato ai soci una realtà che ha concluso la «pulizia dei conti che andava fatta fino in fondo» dopo i guai degli anni scorsi che hanno determinat­o una perdita di 1,65 milioni, dovuta soprattutt­o alla svalutazio­ne di Casa Girelli. La Vis punta a rientrare in Cavit. L’8 ottobre scorso il cda ha formalizza­to la richiesta. L’obiettivo è realizzare il progetto l’anno prossimo.

TRENTO «Il terzo polo non esiste più». Il presidente del gruppo La Vis, Pietro Patton, ieri in assemblea ha presentato ai soci una realtà che ha concluso la «pulizia dei conti, che andava fatta fino in fondo», dopo i guai degli anni scorsi, fatto che ha determinat­o una perdita di 1,65 milioni, dovuta soprattutt­o alle svalutazio­ni di Casa Girelli per 800.000 euro. Il debito con il ceto bancario è stato rinegoziat­o e adesso l’impegno è, nei prossimi bilanci, di chiudere ogni volta con 4 milioni di risultato. Il tutto guardando alla possibilit­à di rientrare in Cavit, richiesta formalizza­ta dal cda lo scorso 8 ottobre. Il presidente del collegio sindacale, Giulio Tedeschi, spera che l’anno prossimo si possa arrivare in fondo «vittoriosi».

Il sogno del «terzo polo» era nato nel 2004, quando La Vis divorziò da Cavit per creare un gruppo alternativ­o alla stessa Cavit e al gruppo Mezzacoron­a. Negli anni però il progetto, pur sostenuto a vari livelli in Trentino, si è indebolito sempre di più, fino a portare due commissari­amenti nel giro di cinque anni. Un accordo con i creditori ha portato alla situazione attuale, con la presidenza di Patton, che con fatica sta cercando di mettere in sesto il gruppo.

Dall’inizio dell’anno prossimo la semplifica­zione societaria varata nei mesi scorsi andrà a compimento: La Vis, che si accolla l’intero indebitame­nto, acquisirà il 100% di Casa Girelli, Cesarini Sforza, e Glv. Le tre direttrici descritte da Patton sono continuità, qualità dei vini e serietà nella dimensione contabile. A dire il vero la Divisione vigilanza di Federcoop aveva messo in luce «incertezze significat­ive sulla continuità aziendale». Per migliorare serve il nuovo patto con i creditori e il ritorno in Cavit.

In bilancio il patrimonio netto consolidat­o è di 3,7 milioni, in calo rispetto ai 5,5 precedenti (quello della cantina però è di 18 milioni). I debiti finanziari netti verso il ceto bancario e verso Isa valgono 45,9 milioni, ridotti rispetto a quota 49. Ma la conformazi­one del debito, prima della ristruttur­azione, vedeva debiti scaduti per 28,3 milioni (20,8 verso banche e 7,5 verso altri finanziato­ri), 8 milioni a breve e 9,6 sul lungo termine. Il nuovo piano elimina quelli scaduti, mette entro 12 mesi 3,6 milioni e oltre 12 mesi 45,3 milioni (di cui 36,4 oltre i cinque anni).

Si volta pagina e la società deve lavorare bene per guadagnare, in modo da far fede agli impegni. A livello consolidat­o il valore della produzione è cresciuto, da 66,6 a 71,7 milioni di euro. La Cantina in sé ha un valore della produzione di 26,7 milioni in leggera crescita, con un utile di esercizio di 326mila euro. Chi ha portato giù i conti, a livello consolidat­o, è Casa Girelli, con una perdita di 1,15 milioni di euro, ma pure Ethica perde 273mila euro. La prospettiv­a di entrare in Cavit vedrà protagonis­ta la Cantina, da vedere gli altri rami.

Per i soci, che ieri in assemblea hanno approvato i bilanci consuntivo e consolidat­o, il liquidato lordo è stato in media di 104 euro al quintale, circa l’8,3% in più rispetto all’anno precedente. «L’anno prossimo per le uve Doc puntiamo ai 110 euro» ha detto Patton, ricordando che, in piena bagarre nel 2009 la remunerazi­one era stata di 25 euro. Il comparto dei soci conferitor­i si è stabilizza­to: nel 2015 le uve arrivavano da 807 ettari vitati, nel 2016 l’esodo aveva ridotto la superfice a 747, adesso ci si consolida a 754 ettari. Il personale del gruppo è formato da 136 dipendenti, erano circa 160 all’inizio della gestione di Patton assieme al direttore Massimo Benetello, che è fiero dei risultati raggiunti, sul fronte del mercato e della produzione.

Il problema è l’anima industrial­e, vale a dire Casa Girelli, che imbottigli­a vino: il suo peso è rilevante all’interno del gruppo, perché ha un fatturato di 39 milioni (il Trentodoc e le altre bollicine di Cesarini Sforza pesano per 5,2 milioni di euro). Che fare dunque? «In precedenza il 45% del nostro fatturato era costituito da due soli clienti, ora questa soglia è scesa al 15%. Stiamo trasforman­do l’attività industrial­e, abbiamo investito 450.000 euro. Dobbiamo migliorare il brand e non essere più troppo sbilanciat­i sui prodotti per conto terzi» spiega Benetello.

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 ??  ?? Governance Il direttore di La Vis Massimo Benetello, il presidente Pietro Patton e il presidente del collegio sindacale Giulio Tedeschi, ieri prima dell’assem-blea (Rensi)
Governance Il direttore di La Vis Massimo Benetello, il presidente Pietro Patton e il presidente del collegio sindacale Giulio Tedeschi, ieri prima dell’assem-blea (Rensi)

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