Colpo alla BrPneumatici, 4 arresti Il ladro in aula: «Sono un poliziotto»
La questura avvia verifiche in Moldavia. Il giudice: «Pericolosi, restano in carcere»
TRENTO «Se solo la polizia arrivava più tardi, forse non avrei mai riavuto il computer». Franco Casale è seduto sulla panchina davanti all’aula dibattimentale del tribunale di Trento in attesa del processo per direttissima dei quattro moldavi accusati di aver messo a segno il colpo alla BrPneumatici. Il direttore dell’azienda di via Kufstein venerdì sera, verso le 20.55, è stato chiamato dalla vigilanza privata perché era scattato l’allarme nello stabilimento. «Quando sono arrivato non ho notato subito la vetrata forzata, perché non sono entrati dall’ingresso, poi ho visto la macchina della polizia e ho ricontrollato».
I ladri erano con un piede di porco avevano divelto una vetrata ed erano entrati all’interno dello stabilimento rubando un pc, un tablet, più una ventina di euro in contanti, monetine. Hanno rovistato ovunque, poi sono fuggiti a piedi diretti verso un Opel Combo, sul quale c’erano due complici che stavano aspettando. Sono stati gli agenti della squadra volante, impegnati in controlli a tappeto del territorio mirati appunto al contrasto dei furti e della microcriminalità, a notare due giovani correre verso il piccolo van. Insospettiti, si sono avvicinati, ma i quattro giovani a bordo del furgoncino hanno tentato di fuggire. Dopo un breve inseguimento sono stati bloccati dalla volante che nel frattempo ha allertato anche i colleghi del reparto prevenzione crimine. Nel furgone con targa moldava i poliziotti hanno trovato guanti, due piedi di porco, attrezzi atti allo scasso, taglierini e un bidone con all’interno 25 litri di gasolio, oltre ai computer appena rubati. Raggiunti da Casale che ha spiegato loro del furto, i poliziotti non hanno impiegato molto a trovare la refurtiva sul furgoncino. È così scattato l’arresto per furto aggravato e ricettazione.
I quattro, due di 32 anni e gli altri di 31, ieri mattina sono stati processati per direttissima. Ma uno di loro, difeso dall’avvocato Maddalena Mottes, davanti al giudice ha raccontato di essere un poliè ziotto. Il giovane, che ha mostrato tanto di tesserino (non è chiaro se falso), ha raccontato di essere in ferie da 15 giorni. Cosa sia venuto a fare in Trentino è da chiarire. «Si era rotta la batteria della macchina e così abbiamo visto il cartello dell’azienda e siamo entrati» hanno detto. Solo due hanno ammesso il furto. «Ci dispiace ci facciamo mandare i soldi dalla Moldavia e risarciamo». E il gasolio? «Lo abbiamo comprato a un euro da un romeno». I giovani hanno continuato a raccontare, ma la sensazione è che sia un castello di bugie. La questura si già messa al lavoro e ha preso contatti con il servizio Cooperazione internazionale e le autorità moldave per verificare se davvero il giovane è un poliziotto. In Italia sarebbe un’aggravante. Ma nel frattempo il giudice,che ha convalidato l’arresto, ha confermato il carcere per tutti e quattro ritenendoli pericolosi, considerata la non credibilità delle loro versioni e la clandestinità.
Ma quella di venerdì è stata una giornata davvero movimentata per la polizia. Nel pomeriggio a Nave S. Rocco la Polstrada di Predazzo ha inseguito un ‘auto che non si era fermata all’alt. Bloccato il mezzo, uno dei due ragazzi a bordo è fuggito scavalcando la rete metallica che delimita la ferrovia ed è fuggito, mentre il complice, un albanese di 24 anni, è stato bloccato e arrestato. Sul posto è intervenuta anche la squadra mobile. Nell’auto sono stati trovati passamontagna, cacciavite, radio ricetrasmittente, guanti, pile a led, fascette da elettricista (usate anche per immobilizzare le persone) e berretti di lana. Erano pronti a mettere a segno un colpo o forse una rapina in villa.
Criminalità Inseguimento a Nave S. Rocco, la Polstrada blocca un’auto carica di attrezzi da scasso