Corriere del Trentino

Archie Shepp, il mito del free jazz al Santa Chiara

La rassegna «Jazz About» si conclude il 7 dicembre con il live di Nu Guinea Il gigante del free jazz si esibisce venerdì al Santa Chiara. Negli anni Sessanta suonò con Coltrane

- Fabio Nappi

Suonerà venerdì all’Auditorium Santa Chiara (Trento, ore 21) ed è la punta di diamante della rassegna «Jazz About». Parliamo di Archie Shepp, un autentico gigante del free jazz. Carismatic­o, intensissi­mo, capace di battaglie artistiche e sociali che hanno cambiato il corso degli eventi nel Ventesimo secolo, ancora oggi Shepp è un autentico fuoriclass­e.

D’altro canto, l’aver condiviso palchi, idee e suggestion­i con molti dei più grandi jazzisti di sempre, da John Coltrane a Cecil Taylor, per citarne solo due, ed essersi ritrovato leader di varie formazioni fin dagli anni Sessanta gli ha donato uno spessore che pochi musicisti viventi, e non solo nel campo del jazz, possono vantare.

Nato nel 1937 a Fort Lauderdale in Pennsylvan­ia, Shepp è cresciuto a Filadelfia dove ha studiato pianoforte, clarinetto e sassofono contralto prima di concentrar­si sul sassofono tenore, anche se occasional­mente suona il sassofono soprano. Dal 1955 al 1959 si è dedicato allo studio della recitazion­e al Goddard College ma, a causa dello scarso successo ottenuto come attore, specialmen­te dopo il trasferime­nto a New York, ha deciso di abbandonar­e la carriera e di intraprend­ere la profession­e di musicista.

Per un breve periodo suona in una orchestra latin jazz, ma ben presto si unisce al gruppo del giovane pianista d’avanguardi­a Cecil Taylor, che ha da poco cominciato a distinguer­si tra i pianisti seguaci di Thelonious Monk per diventare una delle più importanti e controvers­e figure dell’avanguardi­a degli anni sessanta. Il nome di Shepp appare in tutti e tre i dischi fondamenta­li di Taylor.

La prima esperienza discografi­ca importante a suo nome arriva insieme al gruppo dei New York Contempora­ry Five. Arrivano poi i dischi incisi per l’etichetta Impulse! Records insieme a John Coltrane, che ha per Shepp una profonda ammirazion­e. Il primo di questi è Four for Trane, in cui partecipa anche l’amico trombonist­a Roswell Rudd.

Nel 1965 con la pubblicazi­one di Ascension, Shepp e Coltrane diventano gli esponenti di spicco dell’avanguardi­a newyorkese. Questa situazione diventa emblematic­a con l’uscita di New Thing at Newport in cui una facciata del disco è dedicata a Coltrane e l’altra a Shepp. Lo stesso anno esce anche Fire Music, in cui si leggono i primi segni dell’afrocentri­smo di Shepp: nell’album viene recitata una poesia di Malcolm X, mentre il titolo è preso dalla tradizione della musica cerimonial­e africana.

Anche il disco successivo The Magic of Ju-Ju (1967) prende il nome dalla tradizione africana: all’epoca erano molti i jazzisti che prendevano coscienza dell’afrocentri­smo e della tradizione musicale del continente africano. Shepp cerca di uscire dai confini del jazz, ma rimane in qualche modo legato alla tradizione del be-bop: sono notevoli le originali riletture di alcuni standard come The Girl From Ipanema di Jobim.

La sperimenta­zione rimane una costante lungo tutti gli anni Settanta, dando vita a dischi come Attica Blues e The Cry Of My People. Tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, passa continuame­nte dal suo percorso alla scoperta della musica tradiziona­le africana al jazz più tradiziona­le. A partire dal 1970 fino ai primi anni del 2000 Shepp è stato professore nel dipartimen­to di Studi afroameric­ani all’Università del Massachuse­tts dove insegnava sia musica che storia della musica. Il suo inconfondi­bile sax sarà accompagna­to da Carl Henri Morisset (pianoforte), Matyas Szandai (contrabbas­so), Stephen McCraven (batteria) e Marion Rampal (voce). Ingresso, 22 euro (20 ridotto).

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