Corriere del Trentino

Da Ulisse a Bataille Rella esplora antri e caverne

La lezione Domani a Palazzo Parolari a Rovereto l’incontro nell’ambito del progetto della Fondazione Caritro che studia crateri e cavità sotto il profilo naturalist­ico, artistico e storico Il filosofo Franco Rella e gli spazi oscuri, fisici e filosofici,

- Gloria Bertasi

Sono tante, si nascondono tra i picchi e le rocce delle montagne, un po’ incutono timore, un po’ invogliano ad entrare, a scoprire cosa si cela in quei varchi stretti e bui che sono gli antri, le grotte, i canyon ed immergersi in un mondo sotterrane­o, dal sapore antico, quasi mitologico. Esplorate dagli appassiona­ti di speleologi­a, studiate nei secoli dai principali filosofi occidental­i, raccontate in chiave metaforica dai poeti fin dall’antichità, sono le grotte e le caverne. E la nostra regione è ricca di questo mondo sotterrane­o capace di risvegliar­e i sentimenti più antitetici, inquietudi­ne, ansia, curiosità, passione. C’è il canyon di Gorzana, in val di Non, che segue le acque del rio Sass e prosegue dal lago Smeraldo di Fondo. E c’è anche la grotta di Castello Tesino (in foto) che tutti conoscono come Bus de la Lora, a cavallo tra Veneto e Trentino. La grotta di Calderon, invece, è tutta da esplorare con le sue gocce d’acqua, il calcare e la roccia che formano un mondo sommerso, appunto, di grotte e caverne, ricco di vita e forme meraviglio­se, un po’ come quell’antro su cui tutti gli studenti si sono imbattuti, il più famoso dell’occidente, quello di Platone, nel sesto libro della Repubblica.

È di queste caverne, simboliche più che fisiche – anche se al mondo reale si rifanno tutte – che domani parlerà nella sua lectio il filosofo trentino Franco Rella a Palazzo Parolari a Rovereto (ore 18) nell’ambito del progetto «Spazi oscuri, da riempire di sapere» della Fondazione Caritro. «È un progetto trasversal­e e multidisci­plinare che descrive grotte, ripari, cavità, crateri dal punto di vista naturalist­ico, storico-archeologi­co, artistico, utilizzand­o varie forme di divulgazio­ne», spiega la Fondazione che ha lavorato a questo progetto culturale insieme alla Fondazione Museo civico di Rovereto, Sat e con la partecipaz­ione delle bibliotech­e del territorio.

Ora, dopo aver viaggiato virtualmen­te tra grotte e caverne delle nostre montagne, il progetto cerca, con la lezione di Rella «Antri e caverne: l’esperienza del buio e della luce», di dare risposte ai grandi quesiti dell’umanità, quelli che da secoli tornano a galla, sempre uguali e, quasi sempre, senza una risposta univoca o esaustiva.

«C’è Ulisse che arriva alle porte dell’Ade, c’è Georges Bataille (filosofo post-moderno francese, ndr) che analizza l’arte dalle grotte di Lascaux e c’è Virgilio, ma soprattutt­o, c’è Platone», anticipa Franco Rella che domani approfondi­rà il tema: «Antri e caverne, l’esperienza del buio e della luce».

Rella, nato a Rovereto nel 1944 è stato professore ordinario di Estetica allo Iuav di Venezia, si è occupato di autori come Rainer Maria Rilke, Charles Baudelaire, è stato nel consiglio di amministra­zione della Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia), ha curato mostre ed esposizion­i in realtà come Palazzo Forti (Verona) e al Museo d’Orsay (Parigi).

«Le grotte, le caverne forniscono una traiettori­a duplice, di buio e di luce – continua il docente – e simboleggi­ano il destino dell’occidente: l’uscita dal buio per portare benessere altrove è concetto proprio dell’Illuminism­o e sta alla base dello stesso colonialis­mo occidental­e». Domani Rella inizierà la sua lectio con una citazione di Leonardo da Vinci: «Si trova di fronte a una caverna e cerca di scrutarla con duplice sentimento», spiega.

La caverna, che come luogo fisico attrae e allontana, come luogo filosofico mantiene queste caratteris­tiche, una sorta di gioco del doppio che è parte fondante dell’essere umano: c’è la volontà di sapere, frenata dal timore del buio. «È la stessa volontà che porta Ulisse all’Ade, la stessa che fa scendere nelle “caverne interiori” anche Virgilio – aggiunge il filosofo – quelle stesse caverne dell’io scoperte da Sigmund Freud».

Ma la caverna delle caverne resta, nei secoli, è sempre stata quella di Platone, descritta nel sesto libro della Repubblica e che ancora oggi solleva dibattiti sul suo intrinseco significat­o. «Nella caverna gli uomini sono legati con la schiena rivolta all’uscita e vedono solo ombre – sottolinea Rella – le ombre sono false e sono il destino dell’uomo. Lo stesso filosofo che esce e che dopo essere abbagliato dalla luce riesce levare gli occhi al cielo e ammirare il sole del Bene quando rientra rischia la morte».

Letto con i codici interpreta­tivi dell’oggi, il mito della caverna può aiutare a leggere i più recenti conflitti bellici: «Le guerre del Golfo, d’esportazio­ne della democrazia, rappresent­ano la storia e il dominio occidental­e – conclude il professore – nell’oggi potremmo persino dire che gli uomini nella caverna sono i nuovi populisti, i sovranisti, ma è una lettura politica non suffragata da analisi approfondi­te». Una boutade cioè, tutta ancora da vagliare.

Lo studioso Sono luoghi ostici, di luce e buio, metafora del mondo occidental­e

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